Una vita, senza la consapevolezza di quale sia veramente lo scopo.
Ammesso e concesso che una finalità esista veramente.
La vita scorre, corre e passa via, a volte agiamo e ci sentiamo come degli automi, senza una nostra propria e lucida cognizione esistenziale, che possa esprimersi e prendere forma in tutte le sue essenze.
L’impressione è, di essere quasi telecomandati.
Quando stiamo per raggiungere il traguardo, può apparire un barlume di consapevolezza esistenziale.
È la fase in cui, come un “revival”, nella nostra mente è più dominante il passato.
Il futuro diventa quasi una chimera.
È quando, forse, si percepisce che nella vita non abbiamo saputo veramente scegliere.
Succubi di un sistema che ha assorbito l’essenza del nostro essere, lasciando inespresse buona parte delle nostre potenzialità.
Sì, quelle forze inafferrabili, non ci hanno permesso una realizzazione completa. Da giovani il senso della vita ci appariva imperscrutabile, o, perlomeno, s’intrufolava raramente nei nostri pensieri.
Ma ci ponevamo comunque mille domande. Seguivamo esempi e morali comuni, regole stampate indeterminatamente nella nostra mente.
Adattarsi a tutti e a tutto, questa era, ed è ancora la realtà odierna.
Alla fine tutto è più chiaro: quanto tempo abbiamo perso invano. Quanti giorni, mesi e anni avremmo potuto spendere diversamente e meglio, se non avessimo seguito e idealizzato tutti e tutto.
Idee, moralità, abitudini, che in fondo a molti di noi andavano strette.
Ogni essere vivente è un piccolo mondo.
Un mondo che dovrebbe essere vissuto da ognuno con la propria mente e personalità, senza nessun assoggettamento limitativo, o deviante. Permettendoci di esistere e vivere profondamente ogni esperienza ed emozione.
Dove ognuno è libero di soddisfare le proprie caratteristiche e aspettative personali, che solo questa breve vita ci può donare.