Ecco cosa scriveva la Repubblica del 24 aprile 2015: «Alberto Arbasino fa ancora Chiasso. Nel 1963 aveva previsto tutto. In un celebre articolo, “Gita a Chiasso”, Alberto Arbasino accusava l'editoria italiana di non essersi mai ripresa dal ventennio fascista e mandava i nostri intellettuali a fare una gita “a due ore di bicicletta da Milano”, per sprovincializzarsi. Un testo che, riletto adesso, alla luce di una nuova crisi editoriale, sembra profetico. Proprio Arbasino inaugura venerdì la decima edizione di “Chiasso Letteraria”, un festival internazionale di letteratura che ha un prologo oggi e domani con mostre e proiezioni cinematografiche, ma entra nel vivo durante il weekend del Primo maggio…».
In questi giorni del 2023 (9-14 maggio) si svolge la diciassettesima edizione di “Chiasso Letteraria”. Arbasino, nato nel 1930, ci ha lasciati nel 2020. Ma oggi chi, cosa “fa ancora Chiasso”, la prima città svizzera che si incontra arrivando da sud?
In queste settimane il cittadino ticinese sta invece assistendo a livello cantonale a un disgustoso gioco di potere (da “cü e cadrega” di piccolo cabotaggio) per la conquista di qualche sedia nelle commissioni del Gran Consiglio.
Se un piccolo consiglio mi è permesso dare si vada, almeno per una volta, a Chiasso, anche venendo da nord (da Airolo, da Olivone, da Gandria, da Brissago…) a vedere, a gustare… A respirare l’aria di ciò che anche Chiasso – malgré tout – riesce ancora a fare, a dare… Anche dopo sessant’anni, anche noi a «sprovincializzarsi».