Sembrava che la pandemia ci avrebbe reso migliori e aiutato a rivedere le nostre priorità e i nostri valori ma pare che abbiamo la memoria corta. Non so se è la cosiddetta fatica pandemica, comunque alcune situazioni per me rasentano l’assurdo e il meschino. Abbiamo visto manifestazioni per la libertà, ma mi domando: quale libertà? Senza vita non c’è libertà. E certi spettacoli mi sembrano quelli di mocciosi viziati che non hanno perso niente e vogliono tutto senza dare nulla. Addirittura il rifiuto di mettersi una mascherina: davvero è una restrizione? È piuttosto una precauzione, come lo sono le cinture di sicurezza. L’ultima conferma della sua utilità: nessuna classe in quarantena in queste prime quattro settimane dell’anno! Ciò nonostante una minoranza incallita a reclamare per le strade, dicendo baggianate e portando bare per le strade. Hanno costoro pensato che ad alcune migliaia di chilometri da qui, in altre scuole insegnano a riconoscere le bombe? Che ci sono persone che hanno perso la vita, altre i loro cari, chi il lavoro? Ma in che realtà vivete? E continua a morire gente, anche se non più tanta come all’inizio: siamo diventati così cinici che ciò già non ci turba più o è considerato solo un effetto collaterale? È triste, molto triste: egoismo puro e duro. Anche il fare/non-fare del Consiglio federale mi sembra alquanto scandaloso: l’ultima chicca, presto “via la mascherina”. I contagi rilevati rimangono alti e sono solo la punta dell’iceberg. Più che un “liberi tutti” questo è un “si salvi chi può”. Spero comunque nella responsabilità del singolo per la sicurezza e il benessere di tutti. E senza scordare che la pandemia non è finita, e che dalle regioni dimenticate possa ancora arrivare una “novità” che potrebbe nuovamente scombussolare le carte in tavola.