Ci sono parole e titoli che, se usati troppo spesso e impropriamente, risultano stucchevoli. Come Eccellenza – per cui scrissi da queste colonne qualche anno fa (“Eccellenza! Eccellenza!”, laRegione, 22.6.2018) – e ora, a scatenare il prurito è l’attributo Esperto. Non vi è ormai più trasmissione o dibattito senza l’intervento di un Esperto, spesso a quale titolo non è dato sapere: quasi a voler chiudere ogni discussione o ragionamento genuino, a voler affermare una verità assoluta, senza lasciar spazio al dubbio e all’incertezza. Eppure la storia ci dice chiaramente che anche gli Esperti si sbagliano, e a volte clamorosamente, nel formulare giudizi e previsioni. Secondo le ricerche di Philip Tetlock sarebbero proprio i soggetti più famosi e presenti sui mezzi di informazione quelli maggiormente a rischio di errore, perché spesso più predisposti al narcisismo, sordi all’opinione degli altri e incapaci di ammettere la propria ignoranza. Insomma in antitesi con il socratico “so di non sapere”.
Quel che più sorprende di questi tempi è che gli Esperti chiamati a esprimersi sono sempre meno gli addetti ai lavori, gli specialisti, gli scienziati e i ricercatori, forse perché ritenuti troppo “tecnici” e inclini al relativismo, probabilmente perché più consapevoli dei propri limiti e della complessità del mondo. E allora campo libero a certe derive di alcuni politici tuttologi, sempre pronti – con lodevoli eccezioni – a vendere certezze e ad affermare tutto e il contrario di tutto.
Di seguito mi limito solo a tre esempi recenti.
Tristemente famoso l’intervento del “nostro” consigliere nazionale leghista, scagliatosi contro “le allerte farlocche” di MeteoSvizzera, con tanto di sberleffi ai meteorologi e al loro “mantra del surriscaldamento climatico”, rei di annunciare “un diluvio universale rivelatosi uno stitico acquazzone”. Quello che poi è successo in Vallemaggia (e prima in Mesolcina) è sotto gli occhi di tutti. In seguito si è scusato pubblicamente, diamogliene atto. Chissà se avrà imparato la lezione o continuerà imperterrito a spararle grosse dalle testate del suo giornale…
Secondo esempio. Il presidente del Partito Liberale Svizzero ha tuonato dall’alto (di non so bene cosa): “Abolire la scuola inclusiva: ha fallito!”. Subito a fargli eco (stonata) i presidenti nostrani di Plr e Udc. Salvo ignorare che le ricerche scientifiche di un gruppo di economisti dell’Università di San Gallo dimostrino proprio il contrario! La presenza in classe di allievi con difficoltà di apprendimento o comportamentali, oltre a essere positiva per i bambini più svantaggiati, non influisce negativamente – dati alla mano – sulle prestazioni e sul futuro scolastico e professionale degli altri. Basta non superare la soglia di 3-4 allievi “problematici” in una classe di 20. Uno studio non qualsiasi, ma premio svizzero per la ricerca nel campo educativo nel 2021, consegnato (ironia della sorte?) dal consigliere federale Udc Guy Parmelin. Questo è quanto ha dimostrato la ricerca scientifica, il resto è solo frutto di pregiudizi e logiche di partito. Per non citare poi anche qualche testimonianza di storia personale, come quella toccante riferita da Maurizio Canetta (Corriere del Ticino, 02.11.2024) nel racconto di sua sorella, bambina definita “strana”, accolta malgrado tutte le difficoltà nella classe dalla maestra di allora, senza sostegno pedagogico e gli strumenti d’oggi. Era il 1966.
Terzo esempio, transpartitico perché, da destra a sinistra passando per il centro, ogni “leader” vuole dire la sua sull’attuale crisi del nostro sistema sanitario. Ognuno ha la “sua” ricetta, la soluzione miracolosa, la scoperta dell’uovo di Colombo. Oltre ai politici ci si mettono pure i rappresentanti di categoria, purtroppo anche della mia, in realtà con malcelato intento di difendere più i propri interessi che il bene comune. Gli esperti del sistema sanitario, quelli veri come l’economista sanitario Prof. Luca Crivelli nella sua lucida intervista “Come un aereo senza pilota” (Modem, RSI 27.09.2024), ci insegnano invece, tra le altre cose, che per risolvere un problema complesso non ci sono ricette semplici e da esibire “à la carte”.
Concludo la mia riflessione – ispirata dalla lettura “Elogio dell’ignoranza e dell’errore” di Gianrico Carofiglio – sostenendo che gli esperti da ascoltare sono quelli con la mente aperta e senza preconcetti, consapevoli dei propri limiti, quelli che diffidano delle certezze e che sono in grado di osservare i problemi da più punti di vista, con occhio critico anche nei confronti delle proprie convinzioni. Insomma quegli esperti che a volte sono capaci di dire “non lo so”.