Con qualche forzatura si potrebbe riassumere così la vittoria di Trump per la presidenza Usa. Mi sembra fosse Nicolò Carosio che pronunciò quella famosa frase: un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco-celeste il suo nome è Fausto Coppi. A dispetto di ogni denigrazione, spregio e disprezzo dell’uomo Trump, in un batter d’occhio ha fatto piazza pulita di ogni remora nei suoi confronti. Il popolo americano ha scelto liberamente e democraticamente, dando mandato per i prossimi quattro anni al partito repubblicano di governare. Nel 1854, con la nascita del partito repubblicano s’instaurò negli Usa un sistema basato sull’alternanza tra i partiti democratico e repubblicano, sistema tuttora in vigore. I repubblicani statunitensi rappresentano politicamente la destra conservatrice, termini risalenti alla rivoluzione francese, in cui i deputati monarchici sedettero alla destra del presidente dell’assemblea. Oggi la destra s’identifica con l’industria, dove il capitale societario è in prevalenza in mano ai privati, coi relativi benefici ma pure con i rischi connessi, con le banche, con le grandi holding internazionali. Tornando alla vittoria di Trump in queste ore abbiamo assistito a una pletora di commenti e disquisizioni sui motivi che hanno portato a questo risultato. Prevale uno spaesamento diffuso, ovviamente tra i sostenitori della democratica Kamala Harris, illusi che sarebbero bastati i sorrisi smaglianti, ancorché ossessionanti, di una bella donna per conquistare la Casa Bianca. Gli americani si sono dimostrati più preparati, avveduti e realisti di quanto non sospettato, scegliendo il candidato che, a prescindere da un curriculum vitae, ognora descritto dai suoi detrattori a tinte fosche, dava maggiori garanzie per un ”ritorno di un’America nuovamente grande”. A mio avviso una cosa è comunque certa, Trump può piacere o no, a chi non piace è, da un lato per lo più mosso da invidia per via dei suoi miliardi e dall’altro perché insofferente al suo modo di porgersi da spaccone consumato, tuttavia egli incarna il tipico uomo solo al comando, senza bisogno di puntelli o incentivi esterni per le sue scelte e le sue decisioni. Chissà come si sentiranno ora i molti soloni di turno, anche nostrani, fino a ieri diffamatori seriali del presidente eletto e oggi obbligati a incassare una sonora scoppola da parte dell’elettorato statunitense.