Certe lettere riflettono una prospettiva e una comprensione gravemente distorta della realtà e ignorano del tutto la condizione di insicurezza e di minaccia quotidiana in cui Israele e i suoi cittadini sono costretti a vivere da decenni. Affermare che Israele stia attuando “massacri” e accusare l’intera società israeliana di una “disumanizzazione” dei palestinesi è un atto diffamatorio, che svilisce la tragedia dei civili israeliani, vittime di attacchi terroristici. Tali descrizioni ignorano volutamente il fatto che Israele è stato costretto a vivere sotto l’incubo costante del terrorismo, con gruppi come Hamas che, come dichiarato esplicitamente nei loro statuti, mirano alla distruzione di Israele. Per anni, Israele ha fatto diverse proposte di pace, tutte respinte. Hamas ha invece scelto di impiegare risorse per costruire arsenali e tunnel di guerra, anziché migliorare le condizioni di vita dei propri cittadini.
Da Gaza e Libano piovono razzi su città e paesi israeliani, i confini sono stati violati, e i bambini israeliani sono costretti a crescere studiando nei rifugi. Migliaia di israeliani sono diventati rifugiati interni nel proprio paese, costretti ad abbandonare le loro case per sfuggire alla violenza incessante. Chi davvero ha disumanizzato l’avversario? Affermare, inoltre, che Israele non sia “migliore degli altri” nel rispetto del diritto internazionale, quando si difende da chi deliberatamente usa i propri civili come scudi umani, è una dichiarazione che tradisce una profonda ignoranza della situazione. Gli stessi rappresentanti dell’Onu hanno confermato che Hamas utilizza ospedali, scuole e abitazioni civili per nascondere armi e lanciare attacchi. Criticare Israele senza considerare questo è alimentare una narrazione selettiva, che non promuove la pace ma solo una condanna cieca e priva di prospettiva realistica. Israele desidera una pace reale e duratura, ma non può ignorare la necessità di difendere i propri cittadini. Ogni nazione ha il diritto e il dovere di proteggersi da minacce esistenziali, e questa è una verità che va oltre le etichette politiche. Il diritto alla vita dei cittadini israeliani non è meno importante di quello di chiunque altro. Accusare Israele di "brutalità" senza considerare il contesto delle minacce esistenziali che affronta è un gesto che non onora la realtà dei fatti, ma piuttosto la distorce. Il massacro del 7 ottobre ha segnato un punto di svolta nell’orrore: centinaia di civili israeliani sono stati brutalmente assassinati nei loro villaggi, intere famiglie sono state massacrate.
Di fronte a questa realtà, è fondamentale che tutti coloro che educano le future generazioni trasmettano una visione equilibrata. Raccontare solo una parte dei fatti anche se talvolta per motivi ideologici, omettendo le sofferenze e le ragioni profonde di entrambe le parti, rischia di instillare odio e pregiudizio nei giovani. I bambini di Gaza e di Israele soffrono entrambi; entrambi meritano di vivere in pace e sicurezza. Come educatori e come adulti, abbiamo il dovere di offrire una narrazione onesta e completa, che non alimenti stereotipi ma favorisca la comprensione. Educare alla pace significa raccontare la verità per intero. I bambini meritano di crescere senza odio.