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Sedime Officine Ffs a Bellinzona: troppi dubbi

‘Non convincono le spiegazioni date dalle Ferrovie sui terreni inquinati e sulle spese prevedibili a carico di Città e Cantone’

Presenza industriale da quasi 140 anni
(Ti-Press)

La presa di posizione delle Ffs apparsa su ‘laRegione’ di venerdì 27 settembre 2024 con il titolo ‘Perché Città e Cantone dovranno pagare’, invece di fare chiarezza getta ancora più sospetti sull’atteggiamento delle Ffs stesse, che sembrerebbero sventolare a mo’ di scudo la Dichiarazione d’intenti firmata nel 2017 alle (forse scomode?) nostre domande poste recentemente al Municipio e al Consiglio di Stato. Viene citato inoltre un breve estratto dell’Accordo di concretizzazione della Dichiarazione, firmato presumibilmente dalle stesse parti. Ma quest’ultimo, a differenza della Dichiarazione firmata nel 2017, non è stato reso pubblico. Perché? Forse l’interrogazione dei Verdi inoltrata al governo potrà contribuire a dare una risposta a questa domanda.

La Legge federale sulla protezione dell’ambiente parla chiaro, anzi chiarissimo: “Le spese delle misure prese secondo la presente legge sono sostenute da chi ne è la causa”, ovvero chi inquina paga! Auguriamoci che la legge federale sia al di sopra di qualsiasi dichiarazione scritta fra le parti, perché se così non fosse andremo a creare un precedente pericoloso.

Il Rapporto d’impatto ambientale del 2022 è sospetto, le “varie” indagini effettuate hanno “escluso inquinamenti importanti nel perimetro”, cosa che sembra in contrasto con l’affermazione del CdS che indica una verosimile presenza di “inquinamento rilevante”. Sarebbe interessante sapere dove le indagini sono state fatte. L’inquinamento pesante varia a seconda dei punti.

Basta in effetti far capo alla memoria degli ex lavoratori per sapere che: “…120 anni di officine, dove si grattava il minio di piombo, si buttavano a terra olio e solventi, ci sono passate le locomotive a vapore, abbiamo rivestito i vagoni con l’amianto… E nella freseria e torneria si buttavano a terra grandi quantità di olio emulsionabile”. A questo riguardo spiegavano che “pavimenti di ciottoli in legno e sabbia erano perfetti per assorbire le grandi quantità di olio emulsionabile che veniva disperso attorno alle macchine utensili”. E ancora: “Nelle fosse percolava olio grasso fino ai primi anni 90 quando le hanno rivestite in cemento; prima andava giù tutto, fuori all’aperto si lavavano i carrelli dal grasso con getti d’acqua calda e soda caustica e il liquame pian piano veniva assorbito dal terreno circostante”.

Questa causa deve preoccupare tutti, indipendentemente dal colore politico! Cittadini in primis per le future generazioni, ma anche imprenditori, artigiani, immobiliaristi, investitori, chiunque pensi di poter fare affari o investimenti rischia realmente di trovarsi con un pugno di mosche in mano. Di esempi sul territorio cantonale e nazionale che possono fare da monito ne esistono eccome; eppure, dove sono tutti? Spettatori silenziosi di un disastro annunciato.

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