Bellinzona: anche gli operai riuniti in assemblea chiedono alle Ferrovie di non chiudere il tavolo di dialogo. Firmata una risoluzione all’unanimità
Cresce la tensione fra il personale delle Officine di Bellinzona, riunitosi oggi in assemblea, e i vertici delle Ffs che lunedì hanno comunicato unilateralmente la cessazione, il prossimo 31 dicembre, della Piattaforma di discussione creata nel 2014 per affrontare i punti più importanti relativi al futuro dello stabilimento e, in definitiva, la sua realizzazione a Castione. Dopo il portavoce della Commissione del personale (Cope) Mauro Beretta, espressosi sul nostro giornale a titolo personale, e dopo il comitato della Cope medesima allargato ai sindacati, oggi è il turno delle maestranze. Presenti in massa all’assemblea, hanno sottoscritto all’unanimità una risoluzione critica contro la disdetta dell’accordo di Piattaforma. Oltre a manifestare stupore per la decisione e la modalità di comunicazione della disdetta, il personale ribadisce che gli obiettivi sottoscritti nell’accordo di Piattaforma “non sono raggiunti. Ossia il consolidamento delle Officine all’interno delle Ffs e il sostegno all’occupazione”. Il passaggio di posti di lavoro dagli odierni 510 ai 360 “indica che si è ancora lontani dal raggiungimento degli obiettivi”. Si teme inoltre “una riduzione dei volumi di lavoro in Ticino, non da ultimo anche a causa degli spazi molto ridotti previsti a Castione”. Una disdetta insomma “inopportuna in questo periodo incerto di transizione”. Da qui la richiesta a Direzione e Cds a mantenere aperto il canale di dialogo dato dalla Piattaforma, “almeno fino all’operatività completa a Castione”. Un appello in tal senso viene lanciato anche al Consiglio di Stato, al Municipio di Bellinzona e alla deputazione alle Camere federali, affinché convincano le Ffs a tornare sui loro passi.