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Lupo e allevamento di montagna: provvedimenti urgenti

L’impatto devastante sull’agricoltura richiede misure incisive e rapide. In primis ridurre drasticamente il numero di predatori

Fabio Regazzi
(Ti-Press)

Il ritorno del lupo sulle nostre montagne, che molti vorrebbero promuovere a simbolo della biodiversità, si è trasformato in un incubo per gli allevatori di montagna. Questo predatore rappresenta una minaccia esistenziale per le attività di pastorizia che caratterizzano da secoli le nostre regioni alpine. Dai miei precedenti articoli e dagli atti parlamentari presentati a Berna, emerge chiaramente una verità scomoda ma innegabile: la convivenza tra lupo e allevamento di montagna non è possibile. Di fronte a questa realtà è imperativo adottare provvedimenti incisivi per ridurre drasticamente la presenza del lupo sul nostro territorio.

Le incursioni dei lupi sono ormai all’ordine del giorno e le conseguenze per gli allevatori sono devastanti. La perdita di bestiame non è solo una questione economica, seppur grave e urgente, ma incide profondamente anche sul tessuto sociale e culturale delle comunità montane. Gli allevatori, che già affrontano condizioni di lavoro difficili e un ambiente ostile, si vedono costretti a fronteggiare una minaccia che mina alla base la loro possibilità di sopravvivenza. Non si tratta solo di numeri, ma di una crisi che colpisce la vita di intere famiglie e comunità, portando alla scomparsa di una tradizione millenaria.

Le misure finora adottate per proteggere il bestiame, come recinzioni elettriche e cani da guardia, si sono rivelate ampiamente inadeguate e soprattutto inefficaci. I lupi, animali intelligenti e adattabili, hanno dimostrato di essere in grado di superare queste barriere con una facilità inquietante. Le predazioni e le conseguenti perdite di bestiame si moltiplicano in modo incontrollato, lasciando gli allevatori in una condizione di impotenza e disperazione che li spinge sempre più a dover addirittura abbandonare la loro attività, come abbiamo potuto ancora apprendere in questi giorni (nella sola Vallemaggia nel giro di tre anni gli alpi caricati sono diminuiti del 25%).

Il fallimento delle politiche di convivenza

Nonostante gli sforzi per trovare soluzioni di compromesso, è ormai evidente che le politiche di convivenza tra lupo e allevamento hanno fallito. Le attuali normative, pur benintenzionate, non tengono conto delle reali esigenze delle comunità rurali. Il lupo è un predatore che, per sua natura, non può essere gestito in modo compatibile con l’allevamento tradizionale. Ogni tentativo di forzare una convivenza si è rivelato inefficace e ha portato solo a un aumento delle tensioni e delle perdite per gli allevatori.

È quindi giunto il momento di affrontare la questione con realismo e coraggio. Non possiamo continuare a ignorare i fatti: la presenza del lupo è incompatibile con la sopravvivenza dell’allevamento di montagna. Se vogliamo preservare questa attività, che rappresenta un patrimonio culturale ed economico inestimabile per il nostro Paese, occorre agire con decisione.

Rivedere il concetto di protezione

Alla luce di questa situazione è necessario adottare provvedimenti drastici per ridurre significativamente la popolazione di lupi sul nostro territorio. Ciò dovrebbe includere la revisione delle attuali leggi sulla protezione del lupo, permettendo interventi di selezione rapidi e sistematici. Inoltre è fondamentale garantire un sostegno concreto agli allevatori colpiti, sia attraverso indennizzi adeguati, sia mediante l’introduzione di nuove misure di prevenzione più efficaci. A tale proposito ho proposto, attraverso una mozione già approvata in aprile dal Consiglio nazionale, l’istituzione di zone wolf-free istituite dai Cantoni in collaborazione con i Comuni, dove sia possibile senza eccessiva burocrazia procedere con interventi di regolazione dei lupi. Una soluzione semplice ed efficace che rappresenterebbe un cambio di paradigma rispetto al sistema cervellotico e cavilloso attualmente in vigore.

Scelta necessaria per il futuro delle nostre valli

La convivenza tra lupo e allevamento di montagna si è dimostrata una chimera. Continuare a perseguirla significa condannare alla scomparsa un settore vitale per le nostre regioni alpine. È ora di riconoscere questa realtà e di adottare misure drastiche per proteggere gli allevatori e ridare loro una prospettiva per il futuro. Ridurre la presenza del lupo sul nostro territorio non è solo una scelta necessaria, ma un atto di responsabilità verso le nostre comunità e il nostro patrimonio culturale. Solo così potremo garantire un futuro sostenibile per le nostre montagne e per chi le abita.