Luganese

‘Abbattete il lupo o dite addio all'allevamento di montagna’

I patriziati di Medeglia e Robasacco lanciano un appello alla politica cantonale e federale. ‘La situazione è sempre più grave’

L’alpe di Caneggio
27 novembre 2024
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“Vogliamo parlare chiaro: o si revoca al lupo lo statuto di animale assolutamente protetto e si procede con abbattimenti contenitivi e preventivi – come si fa con altre specie – o diciamo addio all’allevamento in montagna di capre e pecore”. Non sono certo mezzi termini quelli contenuti nella lettera che Francesco Bagutti e Arlene Richina Zucchetti – rispettivamente presidenti dei patriziati di Medeglia e Robasacco –, hanno inviato all’Ufficio cantonale della caccia e della pesca, alla Sezione cantonale dell’agricoltura, al Consiglio di Stato e alla Deputazione ticinese alle Camere federali. Una lettera che descrive una situazione drammatica vissuta sull'Alpe di Caneggio, dove gli allevamenti sono sempre più minacciati dalla presenza del predatore, contro il quale il governo non sembra fare abbastanza.

“Malgrado le predazioni siano iniziate già a fine giugno – si legge nel testo – nessuno a livello cantonale è intervenuto al di là delle constatazioni di prammatica. Con molta probabilità l’anno prossimo Caneggio non sarà più caricato con capre e non ci sarà di conseguenza più produzione casearia. La perdita economica ricadrà purtroppo sulle due aziende presenti in Alpe. Ma il danno conseguente all’abbandono delle attività di allevamento in montagna ricade sull’economia agricola cantonale tutta e comporta la perdita di ambienti naturali modellati da secoli di attività”.

“Sappiamo che questo argomento suscita passioni e tocca sensibilità diverse, senz’altro meritevoli di attenzione e rispetto. Sappiamo anche che la nostra posizione può essere considerata cruda. Ma forse a essere estrema e poco realistica è la rappresentazione che molti hanno della natura: un parco giochi di cui godere. Non è così. La natura è da sempre il contesto in cui molte persone vivono e da cui traggono sostentamento per loro e per il resto della Società. Questo confronto implica fatica e lavoro per raggiungere e mantenere un equilibrio soddisfacente. Rispettare la natura non significa non poterla toccare. Forse è giunto il momento di diffondere un’immagine più realistica della natura, delle sue e delle nostre esigenze. Allora, forse, si troverà più comprensione nell’opinione pubblica anche per un intervento deciso come quello che chiediamo”.

La lettera conclude chiedendo in primis alle autorità di adottare “strumenti giuridici veramente efficaci tra i quali, se necessario, la revoca dello statuto di protezione assoluta del lupo”, e in secondo luogo all’opinione pubblica un maggiore realismo e comprensione della situazione in cui versano gli allevatori di montagna.