L'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori saluta con favore l'autorizzazione di abbattimento di un esemplare in Vallemaggia
Due “notizie incoraggianti” sul fronte della regolazione dei lupi. Le evidenzia l'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori (Apt) subito dopo la decisione del Consiglio di Stato riguardante l'autorizzazione di abbattimento di un esemplare della coppia di lupi che da mesi sta imperversando sugli alpeggi di Mergozzo e Nivi, sopra Gordevio, in Bassa Vallemaggia; situazione ormai insostenibile che aveva tra l'altro spinto i titolari degli alpeggi a raccontare la loro storia proprio a “laRegione”.
Se la prima notizia incoraggiante è per l'appunto quella inerente alla possibilità di abbattimento di un lupo in Vallemaggia, la seconda – considerata dall'Apt non soltanto incoraggiante, ma “eccellente” – è di carattere internazionale: i 27 stati membri dell’Ue hanno formalmente approvato la riduzione del livello di protezione del lupo (nell’allegato III della Convenzione di Berna) da “assoluta” a “semplice”.
Partendo dal locale, “la stagione alpestre che sta per finire sarà certamente ricordata come una delle più scoraggianti per le insistenti predazioni da lupo che hanno messo ulteriori alpeggi a rischio di abbandono”. Ecco perché la risoluzione governativa 4585 del 25 settembre “che decreta finalmente l’autorizzazione di abbattimento di un esemplare della coppia di lupi che ha spadroneggiato negli alpeggi sovrastanti Gordevio” non può non essere sottolineata.
“Le ripetute predazioni hanno causato lo scarico anticipato di due greggi ed hanno profondamente scoraggiato gli alpigiani mettendo in forse le estivazioni future – nota l'Apt –. Sapere che il Cantone intende intervenire è certamente motivo di consolazione, anche se questa decisione è sopravvenuta solo dopo accese insistenze da parte degli allevatori, delle autorità locali e della nostra Associazione”. Per altro, “alcuni passaggi della decisione non mancano di suscitare grande perplessità, come l’incongruenza sull’identità del maschio della coppia, che nelle risposte ricevute a fine agosto era denominato M429, mentre nella risoluzione è citato come M440”. Non è tutto: “Fortissimo scetticismo suscita pure la ristrettezza della zona prevista per l’abbattimento, che è palesemente incompatibile con il territorio di caccia della coppia. Comunque sia, se l’operazione di abbattimento dovesse avere successo, è possibile che gli allevatori coinvolti si sentano incoraggiati a continuare l’attività”.
Poi, come detto, c’è l'abbassamento europeo del livello di protezione del lupo nella Convenzione di Berna. Firmata nel 1979 da 46 nazioni europee e 4 Stati africani, la Convenzione elenca i livelli di protezione di alcune centinaia di specie animali e vegetali. Fra esse, appunto, il lupo europeo, che vi è tutt’ora classificato come meritorio di protezione “assoluta”, ricorda l'Apt. “La decisione comunicata ieri è il frutto di intense discussioni durate un paio di anni e dovrà essere ancora ulteriormente avallata. Poi bisognerà attendere altre ratifiche e la pubblicazione della nuova direttiva”.
Per l'Associazione per la protezione del territorio dai grandi predatori “lo status privilegiato di protezione assoluta era stato assegnato al lupo in maniera assolutamente ingiustificata, poiché il livello di pericolo di estinzione della medesima specie è definito negli elenchi della International Union of Nature Conservation come ‘non preoccupante’. Questa eccessiva protezione è stata la causa principale degli impedimenti pratici di gestione di questo predatore da parte degli Stati firmatari. La rapidissima espansione del lupo nei Paesi europei (da poche centinaia di esemplari prima del 1998, ai circa 30mila stimati ad oggi) ha di conseguenza messo in enorme difficoltà gli allevamenti a pascolo libero”.
In Svizzera, secondo l'Apt, “le autorità si sono dimostrate inizialmente molto riluttanti nell’introduzione di misure di contenimento efficaci del predatore. Negli ultimi due anni c’è stata fortunatamente una svolta decisiva. Naturalmente, il ruolo di oppositori accaniti delle misure di contenimento è stato sin da subito assunto dalle associazioni animaliste e ambientaliste, che non hanno mai mancato di invocare appunto la sacra intangibilità dei principi della Convenzione di Berna”. Ora “osiamo sperare che le autorità federali e cantonali sappiano cogliere con la necessaria prontezza questa preziosa opportunità per ridare fiato alle attività di allevamento alpino a pascolo libero, e che un atteggiamento analogo venga dimostrato anche dagli Stati confinanti”.