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Locarno77: a confortare è il futuro

Nicola Pini
(Ti-Press)

A pochi giorni dalla conclusione di Locarno77, a confortare non sono solo l’aumento del pubblico o i pareri tendenzialmente positivi sull’edizione appena conclusa, o ancora l’aver visto Maja Hoffmann entusiasmarsi e il lavoro di un fiume di ottocento collaboratrici e collaboratori appassionati del Pardo, ma anche e soprattutto scorgere, fra le premiate, Denise Fernandes e Klaudia Reinicke. Due donne, due cineaste nate altrove ma poi approdate in Ticino, che qui hanno mosso i primi passi, fino a ritagliarsi il proprio posto nel cinema che conta. La prima, Denise Fernandes, è stata premiata quale migliore regista emergente nell’ambito dei Cineasti del presente, la sezione dedicata alle opere prime e seconde; di origine capoverdiana, nata a Lisbona e cresciuta a Locarno, ha studiato al Conservatorio internazionale di scienze audiovisive (Cisa) e in ‘Hanami’ racconta la ricerca nel profondo delle sue radici. La seconda è Klaudia Reinicke, Premio del pubblico di Piazza Grande. Di origini peruviane, cresciuta tra Stati Uniti, Perù e Svizzera romanda, ha scelto il Ticino per vivere con la sua famiglia. Qui ha prodotto i suoi primi film – Il nido (2016) e Love me tender (2019) – entrambi selezionati al Locarno Film Festival, oltre che sostenuti dal servizio pubblico radiotelevisivo e dalla Ticino film commission. Il suo film premiato a Locarno77, Reinas, è stato presentato a gennaio in concorso al prestigioso Sundance festival negli Stati Uniti, uno dei principali festival del cinema e della documentaristica indipendente – è la prima volta che un film svizzero vi approda nel campo della fiction – e a febbraio ha visto la prima europea a Berlino. Il che testimonia ancor di più il valore di quest'opera che ora fa parte di un ticket in lizza per rappresentare il nostro Paese ai prossimi Oscar. Non sorprende quindi che, quando si è saputo del Sundance, proprio qui in Ticino si è formata una cordata per contribuire a finire il film, con la finalizzazione del suono e il montaggio delle musiche.

Successi dovuti evidentemente al loro talento, alla loro sensibilità e creatività, ma forse anche, almeno un po’, a un contesto che vuole essere sempre più propizio al fare cinema. Locarno e il Ticino hanno forse imboccato la strada giusta credendo nel cinema quale motore di progresso civile e socio-economico; investendo nei giovani e nei talenti; puntando sullo sviluppo della filiera dell’audiovisivo; spingendo sul cinema a livello di formazione, creazione, produzione, riflessione e fruizione. Il Festival di oggi è ancora più forte perché oltre a essere vetrina del cinema mondiale può dimostrarsi luogo di creazione: gli scambi fra chi crea e chi mostra sono infatti vitali. E se non volete credere al sindaco di Locarno, forse un po’ di parte, fidatevi almeno delle parole di Antonio Mariotti: “Il Ticino della settimana arte dimostra così di non essere più quel deserto dove fino a pochi anni fa erano attivi solo pochissimi precursori, ma un territorio fertile, in grado ormai non più solo di ospitare il Pardo ma anche di contribuire fattivamente al suo sviluppo artistico”. Proprio per questo la Città di Locarno intende proseguire su questa strada, con il Festival, il PalaCinema, la Ticino film commission, il Cisa, Usi e Supsi, con l’ambizione di diventare sempre più polo dell’audiovisivo, sempre più Città del Cinema.