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Giona A. Nazzaro: non è vero che i film di Locarno non si vedono

Il direttore del Festival sulla candidatura agli Oscar di ‘Reinas’ di Klaudia Reynicke e sul successo ottenuto da altri film selezionati

C’è vita dopo il Festival
28 settembre 2024
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Per l’Oscar al miglior film internazionale la Svizzera presenterà ‘Reinas’ della regista svizzero-peruviana Klaudia Reynicke, da tempo residente in Ticino e cresciuta, cinematograficamente parlando, al Festival di Locarno. Qui erano stati presentati i suoi precedenti film, ‘Il nido’ e ‘Love me tender’, e sempre qui, in Piazza Grande, era stato proiettato anche ‘Reinas’ che ha conquistato il Premio del pubblico.

La prima mondiale di ‘Reinas’ era stata al Sundance e il successo ottenuto al prestigioso festival statunitense fa sperare che il film passi almeno la prima selezione dall’Academy, finendo tra le quindici opere che saranno annunciate a dicembre in attesa della ‘shortlist’ dei cinque film candidati che sarà presentata a gennaio.

In attesa di scoprire i prossimi passi nella corsa al più conosciuto premio cinematografico, abbiamo parlato con il direttore del Locarno Film Festival Giona A. Nazzaro che, appena visto il film al Sundance, aveva subito deciso di volerlo a Locarno a ogni costo. «Avevo “letto” la sala: il pubblico era entusiasta, si sentiva un’aria elettrizzata e commossa e lì ho capito che il film avrebbe funzionato».

La decisione dell’Ufficio federale per la cultura di proporre ‘Reinas’ agli Oscar è un riconoscimento non solo per Klaudia Reynicke, ma indirettamente anche per il Festival di Locarno «non per ascriversi d’ufficio il talento altrui, ma perché quanto ottenuto da Klaudia, come da altre registe quali Eugenia Mumenthaler o Denise Fernandes, risponde alla domanda sul ruolo del Festival, su cosa fa il Festival per la regione». E qui Nazzaro può citare un altro riconoscimento cinematografico, meno glamour degli Oscar ma importante: gli European Film Awards, i premi del cinema europeo che quest’anno saranno consegnati a Lucerna e anche qui abbiamo nella shortlist diversi film selezionati a Locarno: ‘The Invisible Fight’ del fantasioso regista estone Rainer Sarnet, in concorso l’anno scorso, poi il Pardo d’oro di quest’anno, ‘Toxic’ di Saulė Bliuvaitė, ‘Mond’ di Kurdwin Ayub e ‘Der Spatz im Kamin’ dei fratelli Zürcher. «E nella shortlist dei lungometraggi troviamo il film di Mo Harawe, ‘The Village Next to Paradise’, che non è stato presentato a Locarno ma è uno dei progetti di Alliance 4 Development, una delle attività più prestigiose di Locarno Pro».

Insomma, molti dei film di Locarno hanno, una volta finito il festival, una “buona vita”. «L’espressione mi piace e vediamo, dopo la battuta di arresto del Covid, una circuitazione molto forte» risponde Nazzaro. «In ufficio teniamo traccia di tutto: passaggi in altri festival, acquisizioni, uscite in sala e, certo, non ogni notizia è “da prima pagina”, ma ad esempio l’altro film lituano in Concorso quest’anno, ‘Seses’ di Laurynas Bareiša che ha vinto il premio per la miglior regia, è uscito in vari Paesi dell’Europa dell’Est con eccellenti risultati commerciali e ottimi riscontri al botteghino l’ha avuto il film ungherese ‘Lesson Learned’». Con questo elenco, precisa Nazzaro, «non voglio dire che siamo i migliori, ma solo dire che il lavoro che facciamo a Locarno ha una sua eco: è facile dire che i nostri film non si vedono, è quasi un luogo comune, ma abbiamo dei risultati importanti, dei risultati concreti, che lo smentiscono».

Il cinema è il cinema

Tornando a ‘Reinas’, si tratta di una produzione svizzera di una regista che vive in Ticino, ma il film è comunque ambientato in Perù e si potrebbe obiettare che ci si potrebbe presentare agli Oscar con un film più “elvetico”. «Capisco l’origine dell’osservazione, però temo di non essere d’accordo» ci risponde deciso Nazzaro. «Il cinema è il cinema, quello che conta è il talento, è l’emozione. E, saranno forse i discorsi di un vecchio utopista, ma in un momento in cui vediamo il mondo contrarsi sotto le convulsioni dei nazionalismi, trovo queste osservazioni un pochino problematiche: dovremmo celebrare quello che ci permette di unirci, quello che ci permette di allargare i nostri confini piuttosto che rivendicarne l’estensione».

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