Senza inchieste, niente processi penali. Senza procuratori pubblici, niente inchieste. La sicurezza delle persone e delle cose continua a rimanere da sempre fra le principali preoccupazioni del popolo svizzero, ma i Ministeri pubblici sono sovraccarichi, le inchieste giudiziarie sonnecchiano per anni e, troppo sovente, atterrano sul tavolo dei Tribunali penali dopo ritardi di anni che sono intollerabili per le vittime e anche per le persone accusate. Ecco che la Conferenza delle direttrici e dei direttori dei Dipartimenti cantonali di giustizia e polizia, in occasione della sua recente assemblea plenaria a Berna, decide di avviare una ricerca sulle cause di questo sovraccarico. Criteri facili: a dodici anni dall’introduzione del nuovo Codice di procedura penale federale, ci si accorge che le procedure sono diventate troppo complesse. D’altra parte, frequenti revisioni del Codice penale hanno incrementato i compiti attribuiti ai Ministeri pubblici e alla Polizia giudiziaria. L’aumento delle risorse umane non ha permesso di migliorare l’efficienza dei Ministeri pubblici. Ma secondo la Conferenza, si dovrà tenere conto anche dei cambiamenti sociali, della definizione delle priorità da parte dei Cantoni, dell’applicazione del principio delle opportunità e del rafforzamento dell’efficienza, grazie alla digitalizzazione e alle applicazioni dell’intelligenza artificiale. La direzione di questa ricerca è stata attribuita a Michael-André Fels, sostituto del procuratore della Confederazione. Il Rapporto finale del Gruppo di lavoro verrà sottoposto alla Conferenza entro la fine dell’anno prossimo, benché si tratti di un’iniziativa a carattere di urgenza.
Parallelamente, la Confederazione e i Cantoni devono finalmente soddisfare le numerose raccomandazioni espresse da parte del Greco (Gruppo di Stati del Consiglio d’Europa contro la corruzione), attivo ormai da decenni. Infatti, nel suo Rapporto di valutazione cosiddetto del quarto ciclo (Addendum al secondo Rapporto datato 11.05.2023) riguardante la Svizzera, il Greco aveva constatato l’assenza di misure per rafforzare e migliorare la qualità e l’oggettività del reclutamento dei giudici dei Tribunali federali. È ancora aperta la questione critica del versamento di contributi finanziari da parte di magistrati delle autorità giudiziarie a favore dei partiti politici che hanno promosso la loro elezione. D’altra parte, nessuna misura è stata finora adottata per evitare interferenze nell’elezione dei magistrati, dei membri di Tribunali o di procuratori pubblici. A livello federale la Commissione giudiziaria delle Camere, nell’ambito del dibattito sull’iniziativa popolare riguardante la giustizia respinta con la votazione popolare del 28 novembre 2021, ha proseguito le sue discussioni riguardanti la procedura di selezione dei giudici. Sarà necessario analizzare l’opinione secondo cui la rappresentanza proporzionale al peso dei partiti politici contribuisce alla legittimazione della giustizia.
Ciò che non legittima la giustizia sono i deragliamenti a livello cantonale: l'elezione, l'11 marzo di quest'anno, da parte del Gran Consiglio del Canton Ticino di un procuratore pubblico, privo di specifica qualifica professionale, proposto dalla vicepresidente della Commissione parlamentare ‘Giustizia e diritti’, avv. Sabrina Aldi, membro della Lega dei Ticinesi. L’opinione pubblica ticinese venne informata che l’avv. Aldi dirige una società di cui è membro del consiglio di amministrazione il padre del candidato proposto dalla stessa Aldi. Questa situazione di interferenza in flagrante conflitto di interessi viola le garanzie della Costituzione federale (articoli 29 e 30) riguardo all’indipendenza dei magistrati, prevista anche dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, di cui l’Udc e la Lega dei Ticinesi domandano la disdetta da parte della Svizzera. Si tratta di un caso di clientelismo che meriterà di essere esaminato anche nell’ambito del prossimo rapporto di valutazione che verrà allestito da parte del Greco sullo stato delle misure anticorruzione in Svizzera e sull’applicazione delle stesse nel caso di scambio di vantaggi nell’esercizio dell’attività parlamentare.
Questo articolo è stato pubblicato in francese sulla ‘Tribune de Genève’