laR+ I dibattiti

I cittadini sanno quale sia la posta in gioco

(Ti-Press)

Lo sciopero del 29 febbraio a Bellinzona entrerà di diritto nella storia del nostro cantone. Da un lato per l’elevatissimo numero di partecipanti e dall’altro per la compattezza trasversale di chi è sceso in piazza. Che il Consiglio di Stato a maggioranza abbia dichiarato di non comprenderne il senso è però piuttosto sorprendente. Perché, se le migliaia di persone presenti a Bellinzona, le decine e decine di prese di posizione forti e decise di chi opera concretamente nel sociale, negli istituti, negli ospedali, nelle scuole, negli enti locali non bastano a far capire a chi ci governa che c’è un profondo malessere tutto ticinese, allora mi chiedo come con questo governo si possa dialogare.

Il voler comprendere e il voler ascoltare è la premessa indispensabile alla ricerca di una soluzione che non sia un malmesso compromesso o un’offerta di timida marcia indietro, ma che sia un processo condiviso. Non bisogna sorprendersi che le “concessioni” fatte non bastino. Non è il quanto a essere errato, ma il come, il metodo, la visione a cortissimo termine, l’assenza di un vero progetto per il futuro di uno Stato che continua a funzionare con modalità non più al passo con i tempi.

Questa non è una questione fra la destra liberista e la sinistra barricadera: questa è una questione fra governo e parlamento da un lato, e dall’altro dipendenti, cittadini e chi lavora sul territorio al fronte con i pochi mezzi di cui dispone. Qui non si tratta di salvare le cadreghe ai “privilegiati statali e ai docenti fannulloni”, qui si tratta dapprima di rispetto dei propri dipendenti e del loro lavoro, e poi di continuare a garantire operatività a decine e decine di associazioni, fondazioni, istituti, realtà locali che offrono servizi alle fasce più deboli della popolazione.

I cittadini han capito bene quale sia la posta in gioco. Sanno che non potranno continuare a ricevere servizi, istruzione, aiuti concreti se questi tagli fatti con l’accetta verranno confermati. È un approccio granitico quello del governo ed è peccato non capire che la protesta pubblica che va da sinistra a destra passando per un mobilitatissimo centro è un segnale al quale si deve guardare con rispetto. I ticinesi si stanno esprimendo da mesi. Chiedersi “accidenti, ma proviamo a capire veramente cosa li sta turbando e insieme cerchiamo di vedere come possiamo fare per uscirne tutti senza troppe ammaccature” sarebbe un segno di grande attenzione nei confronti dei ticinesi. E degli elettori, tra l’altro.