La notizia è apparsa un po’ in sordina qualche giorno fa sul Corriere del Ticino. Sarebbero state le Ffs a suggerire al Consiglio federale di non considerare l’ampliamento di AlpTransit a Sud di Lugano come progetto prioritario entro il 2035. Alla base del preavviso sfavorevole vi sarebbe l’assenza di una “necessità oggettiva di aumentare la capacità” del corridoio Lugano-Chiasso.
Del tema se ne è già occupato il consigliere comunale candidato al Municipio di Bellinzona e deputato al Gran Consiglio Tiziano Zanetti, che in un’interpellanza all’esecutivo cittadino e in un’analoga interrogazione al Consiglio di Stato con i colleghi deputati Bixio Caprara e Omar Terraneo ha sollecitato una risposta delle rispettive autorità sul mancato completamento di AlpTransit, richiamando più che giustificati timori sulla sicurezza e sulle ripercussioni ambientali rilevate da una perizia nel tratto ferroviario a cielo aperto tra Bodio e Bellinzona.
Non posso che sottoscrivere tali preoccupazioni, aggiungendo come la scelta da parte del Consiglio federale di non considerare prioritario il completamento di AlpTransit tradisce innanzitutto il mandato popolare. Il progetto sul quale la popolazione svizzera si era espressa nel 1992 prevedeva infatti tra gli scopi dichiarati l’accesso del traffico passeggeri alla rete celere europea, con conseguente riduzione dei tempi di percorrenza tra il Nord e il Sud delle Alpi. Nell’opuscolo di spiegazione del Consiglio federale si affermava che “da Zurigo si raggiungerà Milano in due ore”. Oggi, a trent’anni di distanza e con le gallerie del Gottardo e del Ceneri completate, se ne impiegano più di quattro.
Tuttavia, il rinvio del completamento di AlpTransit non costituisce soltanto una scelta in contrasto con il mandato popolare, ma rischia di rivelarsi pure una mossa incredibilmente miope in un periodo storico caratterizzato da iniziative geopolitiche di straordinaria rilevanza.
Mi riferisco in particolare al corridoio Trimarium, un’iniziativa del governo polacco che raggruppa 13 Paesi tra il Mar Baltico e il Mediterraneo coinvolgendo appunto, nello spirito dell’iniziativa dei “tre mari”, la Polonia e il suo affaccio sul Baltico, la Romania e la Bulgaria con i loro porti sul Mar Nero, la Croazia e la Slovenia sull’Adriatico. A queste si sarebbe aggiunta recentemente la Grecia con i suoi porti sull’Egeo. Un’iniziativa, quella del Trimarium, che in un recente convegno all’Usi il direttore della rivista italiana di geopolitica Limes Lucio Caracciolo ha definito un concorrente temibile per la dorsale ferroviaria del San Gottardo, tenuto conto che nel solco di questo progetto sono previsti investimenti miliardari in infrastrutture energetiche, stradali, nelle vie d’acqua e, appunto, in quelle ferroviarie. Già con la chiusura della Galleria di base in seguito all’incidente dell’agosto 2023, parte del traffico merci è stata dirottata sul Brennero. Se il progetto Trimarium dovesse concretizzarsi – e ci sono ragioni economiche, infrastrutturali e geopolitiche dietro a questa visione che conta pure sulla benedizione di Stati Uniti e Nato –, la dorsale del trasporto merci europeo Nord-Sud rischia di spostarsi ancora più a est, con conseguente emarginazione del nostro Paese.
Ritengo pertanto fondamentale continuare come Città a fare pressione sulle autorità cantonali e federali affinché il completamento di AlpTransit a Sud di Lugano e la circonvallazione di Bellinzona siano messi al più presto tra i progetti prioritari. Su questo confido nel sostegno della qualificata presenza dei nostri rappresentanti in Gran Consiglio e alle Camere federali. Una delegazione, quella turrita a Berna, da ottobre significativamente rafforzata grazie all’elezione del vicesindaco Simone Gianini in Consiglio nazionale.