Con l’anno nuovo, per ritrovare un poco di serenità, è utile tornare a rileggere le fiabe. Danno la dimensione relativa e attenuata del male, distante anni luce da quello che si commette oggi nelle guerre, nelle stragi e negli assassini in Medio Oriente. Sono racconti fantastici in cui intervengono le streghe e le fate. Hänsel e Gretel è una fiaba popolare raccolta nel 1812 dai fratelli Grimm. Fu pubblicata per la prima volta nel loro libro di fiabe “Kinder- und Hausmärchen” (Fiabe del focolare). La storia narra di due fratelli che vivono, con il padre e la matrigna, in una capanna nella foresta. La famiglia è poverissima e soffre la fame. Il padre, su suggerimento della nuova moglie, decide di condurre i bambini nel bosco per abbandonarli. I figli hanno origliato la conversazione dei genitori e per evitare di perdersi hanno segnato il percorso con dei sassolini bianchi. Seguendo la scia da loro stessi tracciata, riescono a trovare di nuovo la strada e a tornare a casa. Questo racconto di due secoli fa propone, con buon gusto e delicatezza, il problema della povertà dei genitori adulti e la sofferenza dei bambini abbandonati. E anche ripropone intensamente alla coscienza la tragedia della Striscia di Gaza dove i bambini, racchiusi in un recinto dal quale è impossibile fuggire, devono subire le torture dei carcerieri che li privano del pane, poi dell’acqua, prima di essere trucidati a migliaia dagli obici e dalle bombe d’Israele. Per loro nessuna speranza analoga a quella suggerita nella fiaba dell’ottocento. La certezza sta solo nella loro morte. Hamas nella Striscia aveva costruito il palazzo del parlamento. L’edificio è stato raso al suolo con le scuole, le strutture sanitarie, compresi tutti gli ospedali, da una masnada armata e genocida di militari incivili e privi di ogni scrupolo. Soffocati e oppressi, i palestinesi di Hamas hanno tagliato un foro nella rete metallica del pollaio che li rinchiudeva e sono usciti per ricalpestare, dopo decenni, la loro terra occupata da una Israele colonialista e pluricondannata da esplicite risoluzioni dell’Onu. Anche i militi da Hamas hanno ammazzato gli ebrei e ne hanno preso alcune centinaia in ostaggio. Hanno trascurato, o ignorato volutamente, che il “privilegio” di vendicarsi, di difendersi e d’assassinare compete a un solo popolo perché “prediletti da Dio”. Solo persone rare e serie di religione cristiana, ebraica o islamica ancora credono e sanno che i discendenti delle tre religioni monoteiste discendono da Abramo. Di conseguenza gli ebrei, i musulmani e i cristiani, uniti fraternamente, dovrebbero tutti avere Gerusalemme quale unica capitale religiosa. Tuttavia anche noi, da crociati, nei primi secoli dopo l’anno mille, siamo stati in Terra Santa. I nostri lontani avi l’hanno occupata massacrando migliaia di uomini, donne e bambini di un popolo islamico che da secoli la abitava. Ne sono testimoni storici la nostra bandiera nazionale con la croce bianca in campo rosso e “La Gerusalemme liberata”, il maggiore poema eroico di Torquato Tasso che ancora oggi si legge con attenzione nelle nostre scuole. Le crociate sono le guerre combattute tra il 1096 e il 1272 dagli eserciti cristiani per sottrarre ai musulmani il possesso della Palestina. Si tratta in sostanza del territorio nel quale si sono svolte le vicende narrate dai Vangeli. Oggi questa terra in buona parte è compresa nello Stato d'Israele e nei Territori palestinesi da loro abusivamente e con prepotenza colonizzati. Tuttavia il profondo senso metaforico della favola di Hänsel e Gretel ci dice altro sul sentimento civile e morale degli uomini e delle donne e va oltre la propaganda degli Stati Uniti e del suo presidente senile che conduce un impero decadente. La nostra “liberazione” dalla soggezione a una religione è testimoniata dai fatti storici del XIX secolo. L’Illuminismo, la Guerra civile del Sonderbund e la Costituzione federale del 1848 hanno attivato lo stato laico e liberale che dovrebbe scinderci dalle pretese di un “Dio” che ordina l’odio, la vendetta e dopo quello orrendo e nazifascista un nuovo, ulteriore genocidio, già in atto per i bambini palestinesi.