In una sua recente presa di posizione, il movimento della scuola ha affermato che "nel contesto di un sistema scolastico sempre più centrato sullo sviluppo di competenze, la formazione degli insegnanti in Ticino sembra promuovere l’acritica acquisizione di un complesso standardizzato di tecnicismi pedagogico-didattici assunti ad assioma. La recente introduzione di corsi destinati a formare candidati privi di un percorso accademico specifico è solo l’ultimo sintomo di una tendenza che porta allo svilimento dei saperi disciplinari e all’impoverimento culturale del mondo della scuola. In questo modo, il deficit di autorevolezza dell’istituzione scolastica rischia di aggravarsi. Vi è invece la necessità di una formazione che, insieme al pluralismo pedagogico, valorizzi l’autonomia intellettuale dell’insegnante". Personalmente non riesco a capacitarmi che un’associazione che per definizione dovrebbe ergersi a difesa degli insegnanti, continui a insinuare dubbi nell’opinione pubblica sulla formazione, sulle competenze e sull’integrità professionale delle nuove generazioni di insegnanti. Queste prese di posizione non fanno altro che generare frustrazione e senso di mancato riconoscimento in persone che con grande passione, impegno e determinazione si mettono a disposizione per svolgere una professione fondamentale per la nostra società. Da più di 20 anni, in Svizzera, si è deciso di affidare la formazione degli insegnanti a enti universitari, le alte scuole pedagogiche, proprio per garantire alle nuove generazioni di insegnanti un alto grado di autonomia intellettuale e un forte legame con le evidenze prodotte dalla ricerca scientifica. La Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (Cdpe) ha emanato in questo senso dei regolamenti per garantire un livello di formazione elevato ed equiparabile in tutta la Svizzera. Le formazioni erogate presso il Dipartimento Formazione e Apprendimento della Supsi, che svolge per il Ticino la funzione di alta scuola pedagogica, sono riconosciute dalla Cdpe. Questo significa che tutti i docenti e tutte le docenti che ottengono un diploma presso il Dfa soddisfano gli elevati standard qualitativi in vigore a livello nazionale. Al termine della loro formazione, gli studenti e le studentesse, nella loro valutazione complessiva del corso di laurea (disponibili pubblicamente online nel resoconto del Cantone sui contratti di prestazione Usi/Supsi), segnalano come punti di forza delle formazioni che "l’insegnamento ricevuto mi ha consentito di acquisire valide conoscenze e competenze professionali" e che "la formazione mi ha consentito di accrescere il mio senso critico e di aprire nuovi orizzonti conoscitivi e culturali". Infine, non è assolutamente vero che l’adozione di un approccio per competenze nella scuola dell’obbligo porta a uno "svilimento dei saperi disciplinari" e a un "impoverimento culturale". L’insegnamento e l’apprendimento per competenze, approccio adottato oggigiorno praticamente a livello mondiale, è volto a mettere al centro dell’attenzione dell’insegnante l’allievo, i suoi apprendimenti, le sue capacità e i suoi bisogni, sia quelli disciplinari, sia quelli legati ad ambiti di formazione generale; per permettergli di sviluppare tutte le capacità necessarie per diventare un giorno un cittadino consapevole e competente, in un contesto scolastico volto a valorizzare le sue risorse e a promuovere il suo benessere.