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‘Le misure per formare più docenti ci sono, servono i candidati’

Per la penuria di insegnanti in matematica e tedesco il Dfa si è già attivato: soluzioni anche in vista della sperimentazione per superare i livelli

Iscrizioni aperte al Dfa fino a domani
(Ti-Press)
16 febbraio 2023
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È pronto il Ticino a garantire il numero di docenti necessari per applicare l’insegnamento basato sulla codocenza in matematica e tedesco – due materie che cronicamente soffrono della carenza di insegnanti – come previsto dalla sperimentazione per superare i livelli alle scuole medie? Sperimentazione prevista in sei sedi da settembre, come votato martedì dal Gran Consiglio. «Due anni fa abbiamo attuato delle misure in accordo con il Decs per rispondere al fabbisogno esistente proponendo due nuovi percorsi formativi su cui continueremo a puntare anche per rispondere alle necessità future», spiega Alberto Piatti, direttore del Dipartimento formazione e apprendimento (Dfa) della Supsi, con cui approfondiamo il tema.

Perché scarseggiano proprio questi docenti?

Per la matematica è una questione di dotazione oraria molto ampia. Alle Medie ci sono cinque ore a settimana nei quattro anni. Sono inoltre stati introdotti dei laboratori a classi dimezzate che hanno comportato un aumento delle ore per i docenti. Quindi abbiamo bisogno di molte candidature perché ci sono molte ore di matematica, ma non lo definirei veramente un problema in quanto di regola riusciamo a formare un numero sufficiente di persone. Gli studenti che provengono da un percorso accademico di matematica non sono moltissimi, ma da sempre la scuola media ticinese fa capo ad altri curricula, per cui la maggior parte di chi insegna matematica alle Medie proviene da studi ad esempio in ingegneria o fisica. Invece per il tedesco non è un problema di monte ore, visto che iniziano solo in seconda media e sono 3 a settimana – anche se pure qui ci sono dei laboratori – ma di numero molto ridotto di persone che studiano la materia all’università.

Come funziona la formazione al Dfa?

A livello svizzero ci sono dei regolamenti intercantonali che definiscono gli standard di qualità per la formazione di insegnanti. Tutte quelle che proponiamo al Dfa sono coerenti con questi requisiti e riconosciute nel resto del Paese. Questo garantisce che non si riducano i criteri di qualità nella formazione dei docenti, come talvolta invece si sente erroneamente affermare a livello di opinione pubblica e come in effetti succede in altri cantoni confrontati con una grave carenza di insegnanti. Le alte scuole pedagogiche seguono però modelli diversi. In Ticino e in Svizzera francese la formazione tradizionale per docenti delle Medie passa prima dal percorso universitario nella propria disciplina e poi da una formazione didattico-pedagogica al Dfa per insegnarla. In Svizzera tedesca invece l’aspirante docente si iscrive solitamente dopo il liceo a una formazione integrata dove si apprendono in parallelo la materia e l’aspetto didattico-pedagogico.

Quali sono le vostre nuove proposte?

Per entrambe le materie abbiamo inserito una parte di formazione disciplinare nei Master che offriamo. Nella formazione didattico-pedagogica per insegnare matematica abbiamo inserito la possibilità di seguire 30 crediti (Ects) – l’equivalente di mezzo anno a tempo pieno – di corsi di matematica tenuti da docenti universitari su temi rilevanti per l’insegnamento. Questo apre le porte anche a persone con una formazione scientifica in scienze naturali, come biologia o chimica, che non avrebbero abbastanza formazione matematica per entrare senza condizioni. Nel tedesco abbiamo introdotto una formazione che permette ai docenti di scuole elementari di abilitarsi per le Medie. La condizione è che possiedano un Bachelor in insegnamento per il livello elementare, quindi che abbiano già svolto la formazione didattico-pedagogica. Noi proponiamo 120 Ects di formazione disciplinare prevalentemente in germanistica, quindi l’equivalente di due anni a tempo pieno, ma erogati a tempo parziale, con una parte di formazione didattica specifica per il settore della scuola media e una pratica professionale. Grazie alla presenza contemporanea delle due formazioni, è anche possibile offrire a persone in possesso di un Bachelor universitario qualsiasi di seguirle entrambe, iscrivendosi alla formazione didattico-pedagogica e seguendo in parallelo un volume molto importante di formazione disciplinare, un modello simile a quelli tipici della Svizzera tedesca. Alla fine tutti ricevono lo stesso Master riconosciuto a livello svizzero, chi svolgendo più formazione e chi meno, senza differenze qualitative tra i diversi docenti formati rispetto ai requisiti in vigore.

Sono misure sufficienti in ottica futura?

Per far sì che funzionino servono le candidature. La vera variabile è il numero di persone che hanno intenzione di mettersi in gioco. Ricordo che le iscrizioni per l’anno accademico 2023-24 sono aperte fino a domani, venerdì 17 febbraio, sul sito della Supsi. Per l’anno prossimo abbiamo immaginato una ventina di posti di formazione rispettivamente per la matematica e il tedesco, numeri che sono quelli che abbiamo avuto due anni fa con l’introduzione delle nuove misure. Come Dfa siamo una scuola indipendente ma collaboriamo in modo stretto col Cantone, ci incontriamo regolarmente col Decs per coordinare l’offerta formativa, capire quali sperimentazioni sono all’orizzonte e analizzare le dinamiche nei concorsi precedenti. Mettiamo in comune le informazioni per capire quale scenario per il futuro è più sensato. Ad esempio se dovesse passare in parlamento l’anticipazione dell’insegnamento del tedesco in prima media terremo conto anche di ciò. Con questo meccanismo siamo sempre riusciti a evitare di trovarci in situazioni difficili da gestire.

Per la codocenza che seguito prevedete?

Una vera formazione sulla codocenza in questo ambito non esiste ancora, ma verrà introdotta prossimamente perché è fondamentale formare i docenti anche sui diversi modelli di co-insegnamento possibili e sui relativi vantaggi e limiti. Sono fondamentali secondo me pure dei percorsi di accompagnamento e di formazione continua nelle sedi che aderiranno. Guardando nei dettagli la sperimentazione, non tutte le ore prevedono la codocenza reale, ovvero con due docenti che lavorano insieme nella stessa classe. È previsto di svolgere anche ore a gruppo ridotto, ciò che chiamiamo appunto laboratorio; un insegnamento questo che deve essere coordinato, perché non si possono fare due programmi diversi. Anche per queste forme, già presenti nella scuola media, è fondamentale approfondire la formazione, per poter sfruttarne appieno le potenzialità.

Come valuta la sperimentazione proposta?

Trovo che la codocenza e i laboratori siano due vie promettenti, ma personalmente preferisco i laboratori. In entrambi i casi è molto importante che ci sia un lavoro coordinato a livello di gruppo di materia della sede. L’importante però è capire che la sperimentazione non deve servire a creare un’evidenza scientifica, che esiste già a livello di letteratura scientifica, ma a valutare la fattibilità e l’accettazione dei diversi modelli possibili a livello di scuola media ticinese. Ci sono infatti decine di migliaia di articoli scientifici sul tema, quindi non stiamo partendo da un foglio bianco. La sperimentazione è piuttosto volta a verificare se questi modelli possano funzionare nel nostro sistema scolastico, e come vengono accettati da parte di allievi, genitori e docenti.