laR+ I dibattiti

Sbaglia chi dice no ad Amalia

20 ottobre 2022
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C’ero al Palapenz di Chiasso da tutto esaurito quando il Peppino al microfono, con tutti i presenti che si guardavano attorno a cercare l’eroe socialista, finalmente annunciò come fosse un attore hollywoodiano l’arrivo tanto atteso: "Salutiamo il consigliere di Stato, il compagno Pietro". Venne giù il palazzetto per l’entusiasmo esplosivo dei convenuti alla festa per la prima volta in Consiglio di Stato. Era una vita fa, a spanne una quarantina d’anni. Fu felicità pura e contagiosa. Indimenticabile. Dopo una gioia di tali dimensioni gradualmente ho diluito la passione. O meglio, l’ho affrontata con molto più distacco, sempre però dal lato mancino. Si è così stemperata, come è normale che sia, perché si nasce incendiari e si muore pompieri come aveva sentenziato il presidente Abbagnale di Castellammare di Stabia, di cui avevo conosciuto la figlia Gloria nei beati anni delle prime vacanze al mare in autonomia.

Le elezioni per il Consiglio di Stato attizzano però ogni quadriennio ardori assopiti. Adesso vi è la questione Mirante. Non l’ho mai votata in precedenza, mai partecipato ad un suo comizio, certamente se mi incrociasse sulla strada non mi riconoscerebbe. E mai riflettuto su un suo discorso. Eppure, è tanto martellante e monocorde la pressione in casa socialista per tenerla fuori dai giochi che me l’hanno resa donna dal profilo accattivante. È figlia di un Ticino accogliente che favorisce l’integrazione, facile immaginare che i genitori siano arrivati qua per un lavoro migliore, non può che avere un eccellente curricolo di studi altrimenti non sarebbe diventata economista all’università. È un percorso di invidiabile qualità. E si sente socialista. Si dovrebbe festeggiare eppure questo sembra sia un problema. La direzione non la vuole nella cinquina per cui si è architettata una contorta procedura di selezione per scegliere chi entrerà nell’eletta schiera. Al Congresso si prospetta una doppia lista: una per giovani e una per i/le over trenta o giù di lì. Così Amalia dai capelli fucsia dovrà sfidare la testa di serie numero uno, la figlia del Werner, con un palmarès di decennali presenze a Berna. È risaputo che i Carobbio pianificano tutto al meglio e a memoria quando c’è da contarsi non perdono mai. Però consiglierei un pizzico di prudenza. Adesso che non c’è più la verde Greta all’orizzonte, sentirsi troppo sicuri e protetti in una lista blindata può essere un azzardo. Gli anni di frequentazione d’area mancina mi dicono che i risultati migliori arrivano quando vi è sana competizione. Come dimenticare la sfida tra Bervini e Martinelli che si presentava con tremendi presagi? Come è andata a finire lo sappiamo bene: eletti entrambi!

Seguirò con interesse e partecipazione il Congresso socialista augurandomi che gli iscritti non abbiano intenti catenacciari. Tutti in difesa a proteggere la Marina, ripulendo il campo da ogni possibile insidia per lei. Una sfida Carobbio-Mirante sarebbe invece un derby da tutto esaurito, con tutto quel che ne consegue! La ricerca del Dna rosso puro e incontaminato proposto dalla direzione potrebbe essere un tiro mancino. Mi auguro che i socialisti non temano una sfida interna. Un partito senza sfide e confronti veri inevitabilmente non può che ammosciarsi!