I dibattiti

Senza le imprese nessun posto di lavoro

(Ti-Press)

Le informazioni che ho letto sui media in merito alla presentazione fatta dai sindacati in vista della giornata di mobilitazione lasciano sconcertati chi conosce nel dettaglio i contenuti delle proposte dei datori di lavoro attualmente sul tavolo delle trattative in atto a livello nazionale. Toni intimidatori e strumentalizzazione delle proposte della SSIC nazionale. Un chiaro segno di debolezza per cercare di convincere i lavoratori a partecipare alla manifestazione di lunedì prossimo. Tutti sanno, lavoratori e sindacati inclusi, che il Contratto collettivo di lavoro dell’edilizia è indubbiamente uno dei migliori a livello nazionale e non solo. Abbiamo salari e prestazioni elevate. In Ticino, solo per fare un esempio, uno stipendio minimo di 5’638 franchi al mese per 13 mensilità per un muratore diplomato (3 anni di formazione), durata media settimanale di 40,5 ore, indennità di ogni tipo e pensionamento anticipato a 60 anni con prestazioni eccezionali. Ci saremmo dunque attesi dalla controparte una trattativa che puntasse a un rinnovo più pragmatico e che riconoscesse che l’edilizia già oggi ha un contratto collettivo molto favorevole anche per i lavoratori. È vero che noi abbiamo chiesto maggiore flessibilità, ma il numero totale di ore lavorate durante l’anno rimarrebbe identico ad ora e non abbiamo mai pensato al lavoro su chiamata come sostengono i sindacati. Vorremmo solo introdurre la possibilità di spalmare con maggiore libertà le ore settimanali, con preavviso minimo di un mese. Una richiesta che credo tutti possano trovare ragionevole. Sull’adeguamento chiesto in busta paga di 260 franchi al mese per tutti, ciò corrisponde a un aumento medio del 5,2% e, oltre a questo, i sindacati vorrebbero che venisse pagata la trasferta dal primo minuto, mentre attualmente un quarto d’ora al mattino e un quarto d’ora alla sera restano a carico dei lavoratori. Ossia, un ulteriore aumento in busta paga attorno al 5%. Parlare di aumenti complessivi del 10% non è assolutamente sostenibile per nessuno, soprattutto in questo momento. L’inflazione c’è per tutti, anche per le aziende. Gli aumenti dei costi dell’energia, dei materiali e dei carburanti sta mettendo in seria difficoltà le imprese, peraltro confrontate con un mercato molto aggressivo che non permette di ricaricare gli oneri accresciuti sui prezzi, proprio per non trovarsi fuori mercato e non poter più acquisire lavori. È questa la realtà con la quale siamo confrontati. La priorità per i datori di lavoro è e rimarrà quella di preservare l’occupazione. Da quanto ho sentito dai sindacati ieri, senza lavoratori non si costruisce nulla, ma anche senza le imprese non ci sono posti di lavoro, oltretutto ben retribuiti come nella costruzione.