Ticino

Edilizia, ‘pronti a uno sciopero per difendere i nostri diritti’

Sono state circa 2’500 le persone scese in piazza oggi a Bellinzona per far sentire la loro voce sul rinnovo del contratto nazionale mantello

Il corteo ha sfilato per le vie di Bellinzona fin sotto la sede degli Impresari costruttori
(Ti-Press)
17 ottobre 2022
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"Sciopero, sciopero, sciopero!". È finita con questa minaccia – urlata sotto la sede della Società svizzera impresari costruttori (Ssic) – la manifestazione organizzata oggi pomeriggio a Bellinzona da Unia e Ocst. La prima di una serie a livello nazionale. Oggetto della protesta: il rinnovo del contratto mantello nazionale (Cnm) per l’edilizia, che vede parti sociali e padronato divisi su diversi punti. «I lavoratori sono pronti a incrociare le braccia se si dovesse andare verso un vuoto contrattuale. Non siamo disposti ad accettare un peggioramento delle condizioni di lavoro» ha detto il responsabile del settore edilizia per Unia Dario Cadenazzi ai numerosi presenti, circa 2’500 quelli annunciati dagli organizzatori. Una protesta che secondo i sindacati ha bloccato l’80% dei cantieri in Ticino. «Faremo le nostre rivendicazioni con modalità dure, come non le si vedono da oltre 20 anni. Le agitazioni saranno quotidiane». La discussione resta quindi infuocata, complice anche un quadro generale (rincaro delle bollette e aumento del costo della vita) che mette sotto pressione tutti gli attori del settore.

‘Non si vive solo di lavoro, la politica ci ascolti’

«Gli imprenditori ci hanno fatto delle proposte di rinnovo del contratto che non ci piacciono. Oggi siamo qui per gridarlo forte e chiaro», ha dichiarato il segretario regionale dell’Ocst Giorgio Fonio al corteo di lavoratori che ha marciato per le vie della città. La carovana si è fermata anche a pochi passi da Palazzo delle Orsoline, dove il Gran Consiglio era riunito in seduta. «Là dentro stanno per votare una modifica di Legge che vuole peggiorare le condizioni di lavoro degli impiegati al commercio al dettaglio», ha urlato Giangiorgio Gargantini puntando il dito verso il parlamento cantonale. «Come lavoratori dobbiamo essere uniti nel difendere i nostri diritti». Il riferimento è alla modifica sugli orari dei negozi, che vuole dare più margine di manovra ai commercianti per quanto riguarda l’impiego del personale la domenica. «La politica deve ascoltare la voce dei lavoratori. Chiediamo più tempo da dedicare alle famiglie. Non si vive solo per lavorare» ha sottolineato Fonio.

‘Divergenze su quasi tutti i punti contenuti nel contratto mantello’

Le divergenze tra le parti sono note: i lavoratori chiedono la diminuzione dell’orario di lavoro settimanale, la regolazione del tempo di viaggio fino ai cantieri, direttive chiare in caso d’intemperie e un aumento di 260 franchi al mese in busta paga. «È un lavoro che spacca la schiena» ha ribadito più volte Fonio rivolgendosi ai manifestanti. Dall’altra parte la Ssic chiede maggiore flessibilità nella distribuzione delle ore di lavoro (che rimarrebbero invariate) e di non modificare il sistema attuale di riconoscimento del tragitto casa-cantiere. Sugli aumenti in busta paga – aveva dichiarato il presidente della Ssic Gian-Luca Lardi alla ‘Regione’ – "c’è disponibilità a discutere. A condizione però di migliorare il contratto mantello in ottica padronale".

‘Andiamo verso una concorrenza che colpirà i lavoratori’

Quello che i sindacati temono, nel caso si arrivi a un ‘vuoto contrattuale’ è una «concorrenza senza regole sul mercato, dove i piccoli imprenditori e i lavoratori rischierebbero di rimanere schiacciati dalle grandi imprese edilizie». Per Cadenazzi «già ora non si lavora nel modo giusto. L’accento è messo sulle tempistiche di consegna, dimenticando a volte l’importanza della sicurezza e dei diritti dei lavoratori». L’appello è quindi anche «ai grandi committenti, come il Cantone. Non si segua solo la logica del prezzo più conveniente».

‘Stiamo vivendo cambiamenti che peggiorano le condizioni dei salariati’

La manifestazione di Bellinzona era guardata con grande interesse anche Oltralpe. Quello ticinese era infatti il primo appuntamento di una serie che agiterà ‘l’autunno caldo’ – così è già stato definito – dell’edilizia. «Tra di noi ci sono colleghi di Ginevra e del Canton Vaud», ha rimarcato Gargantini. «Serve solidarietà poiché il contesto per i lavoratori è difficile a livello sia nazionale che cantonale. Basti pensare all’aumento dell’età di pensionamento delle donne o alla riforma dell’Ipct che taglierà le rendite dei dipendenti cantonali».

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