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Criptovalute sì, ma giù le mani dalle nostre acque

(Ti-Press)

L’importanza dell’elettricità è in crescendo: sono sempre di più i veicoli elettrici in circolazione, così come le imprese e i cittadini che investono in pannelli fotovoltaici. Questa tendenza non riguarda solo chi costruisce nuove abitazioni o effettua lavori di ristrutturazione ma, in futuro, anche i sistemi di riscaldamento esistenti andranno sostituiti con pompe di calore elettriche. Le motivazioni ambientali e lo sviluppo sostenibile sono alla base di tali investimenti ma, in generale, la speranza è quella di risparmiare sul lungo periodo e di dipendere meno dalla rete pubblica. Raggiungere l’indipendenza energetica non è cosa semplice e richiede un grande impiego di capitale, ma in questo periodo paga. La guerra in Ucraina ha evidenziato la vulnerabilità dell’approvvigionamento energetico del nostro Paese. Senza voler drammatizzare, ma il rischio di confrontarci con una penuria energetica è reale, non trascurabile e l’incertezza che ne deriva mette in ginocchio alcuni settori: blocca gli investimenti e porta a effettuare tagli. È per questo che tutte le iniziative – private o pubbliche – che puntano sull’efficienza energetica e sull’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, vanno promosse.

Come Gruppo del Centro abbiamo presentato varie soluzioni concrete, chiedendo per esempio al governo di creare un piano d’investimenti per raggiungere l’autosufficienza energetica del patrimonio immobiliare cantonale, di definire le ubicazioni per la posa di campi fotovoltaici verticali e bifacciali, di stimolare l’installazione di pannelli sui tetti delle case remunerando adeguatamente l’energia ceduta alla rete, di pensare a una strategia dell’idrogeno anche in Ticino.

L’ultima proposta mi vede esposto in prima persona insieme al presidente cantonale Fiorenzo Dadò ed è l’iniziativa "No all’uso dell’energia idroelettrica per l’estrazione (mining) di criptovalute". Il mercato delle criptovalute è in forte espansione e la creazione o "estrazione" di queste monete virtuali necessita di un duro lavoro informatico che sfrutta la capacità di calcolo dei computer e richiede grandi quantitativi di energia. Si stima che nel 2019 il consumo di elettricità del Bitcoin mining mondiale sia stato equivalente a quello della Svizzera, nel 2021 l’ha addirittura superato ed è in continuo aumento.

Siamo tra i primi Paesi ad aver adottato una normativa chiara e specifica che disciplina queste nuove tecnologie sul mercato finanziario (in vigore dal 1° agosto 2021), ma l’aspetto energetico non è stato considerato. Chiediamo di modificare l’art. 5 della Legge cantonale sull’energia dell’8 febbraio 1994, affinché le nostre acque non vengano utilizzate per produrre criptovalute. Ora che è chiaro a tutti che l’energia è un bene prezioso, da centellinare, è nostro dovere garantire un utilizzo responsabile delle risorse a disposizione. Chi volesse fare mining di criptovalute nel nostro cantone può farlo, nel rispetto della libertà economica, ma giù le mani dalle nostre acque.