Mi chiedo a volte se l’esser giunto a una certa età debba essere una colpa. Uno scotto da “pagare” in quanto sopravvissuti, anche con l’emarginazione. Mi spiego. Da piccolo sono sempre stato curioso, interessato – molto più che ai giochi con i coetanei – ai discorsi dei grandi. Intuivo che lì, dalle esperienze della loro vita, avevo molte cose da imparare. Poi anch’io mi son fatto adulto. E il mondo è cambiato. Ma non ai ritmi di una volta. Nel giro di pochi decenni tutto è precipitato. Nel ’68 – quando ero già sposato – è nato il “Club di Roma”. Quel gruppuscolo di “visionari” che già allora aveva capito cosa sarebbe successo nel giro di pochi decenni al clima del nostro pianeta. Ma chi se ne ricorda? Paride Pelli sul CdT dello scorso 29 luglio titola un suo pezzo: “La natura scatena un segnale da cogliere”. Caro direttore, non sarà che si sia perso qualche puntata della recente – ma ormai obsoleta – storia? Non sono contro la tecnologia: mi sembra d’averlo già scritto più di una volta. Ma sono critico, sempre più critico verso una tecnica che sta distruggendo l’umanità. E questo per l’egoismo di pochi individui. E la compiacenza di un’infinita massa mondiale di minchioni. Anche perché l’informazione – attraverso i “social” – è diventata un gran casino planetario. Il pasto alle bestie è ormai servito, urbi et orbi. Roberto Antonini firma un editoriale su laRegione di venerdì 6 agosto “Il pass e le nostre libertà”. Come non dargli ragione? Anche se io, per natura – tra destra e sinistra – preferisco stare al centro. Umberto Galimberti, che non è un economista prestato alla politica come Mario Draghi, ma un medico psichiatra e filosofo (non di destra) ha detto che è da criminali non farsi oggi vaccinare contro il coronavirus. Anche perché ognuno è libero di scegliere per se stesso la morte che preferisce… ma non per il suo vicino. Dopo che la notizia era già stata data da laRegione in un ampio servizio sabato scorso, leggo sul Corriere del Ticino che due nostri consiglieri di Stato non sarebbero vaccinati: «gesto di nobile e grande umanità…»? come scrive l’editore Armando Dadò ricordando Indro Montanelli sul CdT del 6 agosto.