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Un Libro rossoverde

In queste colonne, Sergio Morisoli ha ricordato il 25° anniversario del Libro bianco sullo sviluppo economico cantonale. Mi è sembrato che si lamentasse del fatto che il Libro bianco sia stato oggetto di critiche per il suo orientamento neo-liberista, e che gli manchi un Libro rossoverde. Di fatto, un Libro rossoverde è già scritto, anche se il suo contenuto continua a essere precisato. Esso parte dalla constatazione che il cambiamento climatico e la crisi energetica dimostrano i limiti del nostro sistema consumistico, e pone che lo Stato è l’unica entità che può coordinare gli sforzi per arrivare a una maggiore sostenibilità, per correggere le ingiustizie sociali, e per tutelare l’interesse generale. Il Libro bianco è stato scritto da un gruppo ristretto, su mandato del Dfe. Il Libro rossoverde invece è corale e integra contributi di origine diversa; non ha l’ambizione di presentare ricette miracolose, anche se vi abbiamo già iscritto alcune proposte concrete.

Nel 1964 è stato stilato su mandato del governo lo studio coordinato dal Prof. Kneschaurek, coerentemente con l’indirizzo dell’alleanza promossa dal liberale-radicale Olgiati e dal socialista Canevascini. Lo studio giustificava l’intervento dello Stato a sostegno dell’economia. Il Libro bianco invece traduceva l’alleanza tra l’ala liberale del Plrt e la Lega dei Ticinesi, e auspicava che lo Stato si limitasse ad assicurare condizioni quadro per l’economia, senza intervenirvi direttamente. I più recenti rapporti del Prof. Baranzini et al. (2015), del Tavolo di lavoro (2017), e del Gruppo strategico (2021), non delineano orizzonti alternativi a quelli del Libro bianco. Una loro novità è che intravedono delle vie di sviluppo che potrebbero portare l’economia ticinese a non più essere «a rimorchio», e cioè troppo dipendente da fattori esterni (mandati della Confederazione, economia italiana ecc.), o «stagnante» (attività a basso valore aggiunto). Si sarebbe in procinto di passare «oltre metà guado» e si intravedono – per esempio attraverso le analisi del Bak Basel – settori da sostenere in priorità (Life sciences, moda, meccanica ed elettronica, Ict).

È grazie al Libro bianco e al suo approccio che le cose vanno un po’ meglio? Credo piuttosto che sia grazie agli sforzi di molti e in particolare grazie a interventi mirati da parte dello Stato. Di fatto, mi sembra che l’approccio del Libro bianco e il suo fondamento siano da dimenticare, perché limitati e per certi versi auto-contraddittori. Mettere l’economia al centro dell’azione politica, e farne il metro di ogni progresso non permette di catturare la complessità della nostra società.

Ogni contributo al Libro rossoverde è benvenuto, purché sia volto ad affrontare le sfide del nostro tempo, lasciando da parte combattimenti di retroguardia. Bisogna guardare al futuro insieme!