Spagna

Il governo spagnolo battuto sull’amnistia

Il Partito Popular e Vox esultano. Lo smacco giunge da sette deputati di Junts che sono risultati decisivi: 171 i favorevoli e 179 i contrari

Qualche grattacapo in più per Sanchez
(Keystone)
30 gennaio 2024
|

Il governo socialista è stato battuto in aula sulla legge di amnistia. La causa sono 7 deputati di Junts, il partito indipendentista catalano col quale aveva concordato il controverso provvedimento di clemenza, come contropartita della riconferma a premier di Pedro Sanchez nel novembre scorso. Una via crucis per il leader progressista, mentre le destre, il Partito Popular e Vox esultano.

Il disegno di legge tornerà ora in Commissione giustizia dove il partito dell’ex presidente catalano ed eurodeputato Carles Puigdemont, fuggito in Belgio all'indomani della dichiarazione unilaterale di indipendenza nell'ottobre 2017, spera di poter ottenere quello che finora non ha ottenuto. “Un’amnistia integrale” e non “selettiva e in differita”, reclamata in aula dalla portavoce Miriam Nogueras, che copra anche tutti i reati di terrorismo e alto tradimento, di cui sono indagati alcuni dei 1’500 implicati a vario titolo nel processo secessionista. Primo fra tutti Carles Puigdemont.

In quanto progetto di legge organica, la normativa richiedeva una maggioranza assoluta dei 350 seggi della Camera bassa per proseguire l’iter al Senato. È stata invece bocciata in seconda votazione con 171 si e 179 no, quelli di Pp, Vox, i due deputati di Upn e Cc, oltre i 7 di Junts. La pesante battuta d’arresto all’iter parlamentare è stata inflitta al Psoe proprio dall’inaffidabile alleato, che in apertura della seduta aveva minacciato il voto contrario. E ha mantenuto la promessa, dopo che sono stati respinti tutti i suoi emendamenti.

‘Incomprensibile il voto di Junts’

Per il ministro di giustizia, Felix Bolanos, “è assolutamente incomprensibile che Junts abbia votato assieme al Pp e Vox, che vogliono mandarli in galera”. Un “calvario” e “un'umiliazione costante" per Pedro Sanchez, dice il leader dei popolari, Alberto Nunez-Feijoo, che domenica ha convocato in piazza a Madrid 45mila.

Sanchez aveva puntato molto sulla rapida approvazione per voltare pagina e avanzare verso la “normalizzazione” della Catalogna. Per mettere la sordina al clima di tensione per le concessioni agli indipendentisti catalani, alimentato non solo dalle opposizioni, ma anche dalle voci fortemente critiche di baroni socialisti, a cominciare dall’ex premier Felipe Gonzalez.

“Non potevamo votare a favore di un'amnistia a metà e non integrale”, ha twittato su X lo stesso Puigdemont dopo il no del Congresso. Deciso a non rinunciare al massimo beneficio che gli dà la sua posizione di forza nei confronti dell'esecutivo.