la guerra in ucraina

Sì ai tank Usa e tedeschi a Kiev: ‘Ma ci vorranno mesi’

Biden: ‘Non è un’offensiva anti Russia’. Mosca risponde: ‘Li bruceremo’

Un Leopard in azione (Keystone)
25 gennaio 2023
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Nel giorno dei suoi 45 anni, il presidente Zelensky riceve il regalo più gradito: decine di tank occidentali per rinforzare la posizione di Kiev sul terreno, alle porte del secondo anno di guerra e tra i timori di un’offensiva russa di primavera. Anche se per averli a disposizione delle forze armate ucraine ci vorranno mesi. All’indomani delle indiscrezioni dei media, è arrivato l’ok ufficiale del cancelliere tedesco Olaf Scholz all’invio di 14 Leopard 2 all’Ucraina, il via libera per gli altri Paesi alla fornitura dei carri armati di fabbricazione tedesca - in primis la Polonia - e la promessa di addestrare gli ucraini al loro uso in Germania.

Poche ore dopo, Washington ha annunciato la fornitura di 31 carri armati Abrams, completando il tandem euro-americano delle armi pesanti in favore dell’Ucraina. "Sono i tank più potenti al mondo", ha sottolineato Biden dopo aver avuto "una lunga conversazione" con Scholz, il presidente francese Macron, il premier britannico Sunak e la premier Giorgia Meloni a rappresentare l’Italia, che il leader americano ha ringraziato per l’invio dell’artiglieria a Kiev. "Siamo uniti nel sostegno all’Ucraina", ha spiegato il capo della Casa Bianca, assicurando che non è stata la Germania a "costringerlo a cambiare idea" sull’invio degli Abrams, che non rappresentano "un’offensiva contro la Russia", ha poi tenuto a precisare.

Il Cremlino duro

Di tutt’altra idea è Mosca, che ha condannato la mossa occidentale: gli Abrams in Ucraina "bruceranno allo stesso modo degli altri" carri armati, sono state le parole del portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, mentre l’ambasciatore russo in Germania ha definito "altamente pericolosa" la decisione di Scholz. L’ok ai Leopard è invece "una decisione storica", secondo il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius. Il cancelliere ha evidenziato come la scelta di Berlino sia arrivata con "un’azione coordinata e concordata a livello internazionale" e ha ribadito il sostegno a Kiev, ma pure la necessità di evitare "un’escalation che porti ad uno scontro fra Nato e Russia".

Secondo Spiegel, gli alleati europei sono pronti a dare 80 Leopard 2 all’Ucraina, per formare due battaglioni di 40 veicoli. Dodici i Paesi che avrebbero accettato di fornire carri armati tedeschi, tra questi sicuramente la Polonia e la Norvegia. Ai Leopard si aggiungono poi i 14 Challenger promessi da Londra e ora gli Abrams americani, che sono "un passo importante verso la vittoria" di Kiev, secondo Zelensky, che ha ringraziato Scholz e Biden, sollecitandoli però a fare presto.


Scholz, Macron e Zelensky (Keystone)

La fretta di Zelensky

Se da una parte l’Ucraina esulta infatti, dall’altra preoccupano i numeri e i tempi di consegna, dettagli "cruciali" per il presidente ucraino. Pistorius ha riferito che ci vorranno "almeno tre mesi" prima che i Leopard di Berlino arrivino in Ucraina. Mentre gli Abrams statunitensi dovranno essere addirittura prodotti ex novo, e anche qui "ci vorranno mesi", secondo i funzionari Usa. L’addestramento delle forze ucraine sui carri armati americani "inizierà presto", ha spiegato inoltre Biden, avvertendo però che sono tank molto complessi e "ci vorrà tempo". Così, a Kiev tocca aspettare.

Ma intanto, incassati i tank, il governo ucraino è ripartito subito con le richieste: "Adesso abbiamo bisogno anche di F16, F35, Eurofighter, Tornado e navi da guerra", ha rilanciato il viceministro degli Esteri ucraino, Andrij Melnyk, ricevendo in questo caso il no secco di Scholz. La Germania e la Nato non invieranno caccia né soldati. Bastano infatti i carri armati occidentali a far salire alle stelle la tensione con Mosca. E a gettare benzina sul fuoco ci ha pensato anche Kiev, con l’intelligence che ha alzato la posta suggerendo che il Cremlino si trova nel raggio d’azione dei mezzi militari ucraini e per questo Mosca avrebbe iniziato a schierare sistemi di difesa aerea nella capitale. Il tagliente consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podolyak, ha confermato poi che "un’escalation interna della guerra in Russia è inevitabile". Dichiarazioni che il portavoce del Cremlino ha letto come "una conferma della correttezza" della decisione di avviare ‘l’operazione militare speciale’ in Ucraina, "per proteggerci da questo pericolo".

E mentre Putin promette che la Russia non consentirà che vengano minacciati "i suoi territori storici" del Donbass, fanno paura le notizie delle esercitazioni della Marina militare russa con il missile ipersonico Zirkon. La pace insomma resta un miraggio, la guerra continua e si corre alle armi. Il segretario della Nato Stoltenberg ha chiesto ai membri dell’Alleanza di andare oltre il 2% degli investimenti per la difesa, mentre il Pentagono ha annunciato un aumento di sei volte della produzione di proiettili da 155 millimetri, quelli di cui le forze ucraine hanno più bisogno. Il conflitto sarà ancora lungo.