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Italia, crescono morti e contagi. Record di tamponi nelle 24 ore

I decessi da inizio pandemia sono 131’904 su 4,7 milioni di casi, di cui 4,5 dimessi o guariti. In calo il tasso di positività

Draghi
(Keystone)
26 ottobre 2021
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Sono 4’054 i positivi ai test Covid individuati nelle ultime 24 ore in Italia, secondo i dati del Ministero della salute. Ieri erano stati 2’535. Sono invece 48 le vittime in un giorno (30 alla vigilia).

I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 341, tre in più rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 37 (16 in precedenza). I ricoverati con sintomi nei reparti ordinari sono 2’604, 25 in più rispetto a ieri.

Gli attualmente positivi al Covid in Italia sono 75’46, 392 in più nelle ultime 24 ore. Dall’inizio della pandemia i casi sono 4 milioni 747’773, i morti 131’904. I dimessi e i guariti sono invece 4 milioni 540’823, con un incremento di 3’613 rispetto a ieri.

I tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore hanno raggiunto la nuova cifra record di 639’745, dopo 222’385 alla vigilia. Il tasso di positività è allo 0,6%, in calo rispetto all’1,1% di ieri.

In Gran Bretagna contagi sopra i 40mila

Tornano sopra quota 40mila dopo due giorni di pausa, seppur di poco, i contagi giornalieri da Covid nel Regno Unito, indicati oggi a 40’954, mentre i morti risalgono a 263, seppure appesantiti dal ritardo statistico di parte dei dati relativi al weekend non conteggiati l’altro ieri e ieri, quando erano scesi a 38.

Resta invece sotto il livello di guardia il totale dei ricoveri in ospedale, incrementatisi da 8’200 a 8’600 circa, ma lontano dai picchi di 39mila registrati all’epoca delle ondate dei mesi scorsi grazie all’effetto barriera attribuito al doppio vaccino somministrato finora nel paese all’80% della popolazione over 12.

Il trend settimanale dei nuovi casi, su una media di tamponi compresa fra gli 800mila e il milione al giorno, si conferma peraltro in leggero calo per la prima volta da un mese secondo i dati ufficiali (-0,4%).

Un elemento che al momento incoraggia il governo di Boris Johnson a restare fermo malgrado tutto nella decisione di non passare al piano B anti-Covid: ossia al ripristino parziale di alcune delle restrizioni revocate sul larga scala fin dal 19 luglio, con il ritorno all’obbligo della mascherina nei luoghi pubblici più affollati e a un’indicazione diffusa al lavoro da casa, oltre che con l’introduzione di una versione light del Covid Pass.

Al riguardo, un portavoce di Downing Street ha ribadito oggi che l’esecutivo Tory continua viceversa a scommettere per ora sul suo piano A: vale a dire a un rilancio dei test e soprattutto dei vaccini, a cominciare dalla terza dose a tutte le persone vulnerabili o sopra i 50 anni e dalla somministrazione dall’unica dose autorizzata sull’isola agli scolari fra i 12 e 15 anni. Pur non senza predicare cautela e avvertire che «è ancora presto per trarre conclusioni» positive sul lieve calo settimanale della curva dei contagi.

Fra gli esperti, intanto, c’è chi insiste sulla necessità di valutare un passaggio in tempi rapidi al piano B, anche se due documenti governativi trapelati nelle scorse ore indicano in circa 18 miliardi di sterline il costo che potrebbe pesare sul Paese in caso di ritorno al lavoro da casa generalizzato; e stimano solo un modestissimo impatto sulla riduzione dei casi in caso di attuazione di un Covid Pass come quello considerato accettabile oltre Manica (limitato a discoteche, concerti o eventi sportivi).

Non mancano d’altronde nemmeno specialisti che iniziano a essere più ottimisti sull’esito dell’intensificazione del piano A come il professor Anthony Harnden, epidemiologo e vicepresidente del Joint Committee on Vaccination and Immunisation (Jcvi), secondo cui la nuova accelerata sui vaccini starebbe in effetti aiutando a «vincere la battaglia» contro il coronavirus nel Regno Unito anche senza nuove restrizioni.