Il mullah: ‘Sto bene, nessuna problema con gli Haqqani’. Ci sono dubbi sul video
“Sto bene e sono in salute. Ero fuori da Kabul e non ho avuto accesso a internet per respingere le fake news”. Dopo una settimana di assenza dalla capitale afgana e dalla scena pubblica, il vicepremier talebano Abdul Ghani Baradar riappare in video per smentire le notizie di un suo ferimento a seguito di una rissa con membri della rete Haqqani all’interno del palazzo presidenziale. “Grazie ad Allah abbiamo buoni rapporti tra di noi e ci rispettiamo. Le nostre relazioni sono anche migliori che in una famiglia”, assicura il mullah Baradar in un’intervista alla radio statale afgana.
Ma le immagini del colloquio, diffuse via Twitter dagli account ufficiali dei sedicenti studenti coranici, lo mostrano incerto, tra le mani un foglio per leggere risposte predefinite. Un’intervista tenutasi a Kandahar, dove Baradar si era ritirato senza fornire spiegazioni dopo l’annuncio della composizione dell’esecutivo ad interim. In questo clima di forte incertezza, un suo messaggio audio diffuso nei giorni scorsi non era bastato a fugare i dubbi.
E anche quest’ultimo video lascia spazio a chi lo immagina sotto controllo di fatto dei suoi avversari. “Non sapevamo che il ministro degli Esteri del Qatar sarebbe venuto”, ha detto ancora il vicepremier per tentare di giustificare la sua misteriosa assenza dai primi incontri internazionali del governo, tanto più sorprendente visti i suoi trascorsi come capo della delegazione talebana che negoziò a Doha con gli Stati Uniti.
Le notizie di scontri interni sono state negate anche da Anas Haqqani, tra i leader dell’omonimo network vicino ad Al Qaida e ai servizi pakistani. Ma al di là delle smentite pubbliche, i dubbi sulla composizione degli scontri interni restano forti. Intanto, si è tenuta oggi al Palazzo presidenziale di Kabul la prima riunione di gabinetto, presieduta dal primo ministro dell’Emirato islamico, il mullah Mohammad Hasan Akhund, per discutere di “sicurezza, politica ed economia”.
Tra le decisioni, riferiscono i media locali, c’è lo sblocco degli aiuti umanitari e la revoca delle restrizioni alle telecomunicazioni nel Panshir, la provincia settentrionale dove si è concentrata la resistenza ai mullah. Dal suo rifugio segreto tra quelle valli, di cui i Talebani hanno ormai preso il controllo, il leader degli insorti Ahmad Massoud starebbe tentando di rilanciare la lotta armata, sfruttando i suoi rapporti con la politica e la finanza internazionali. Secondo il New York Times, la resistenza avrebbe ingaggiato a Washington un lobbista per cercare sostegno militare e finanziario negli Usa per combattere i Talebani.
Il contratto, siglato con la società di Robert Stryk, è stato depositato al dipartimento di Giustizia e prevede che il lavoro sia “pro bono". E mentre continuano le denunce di rappresaglie degli ‘studenti coranici’ contro gli oppositori, la protesta corre anche sui social media, dove nelle ultime ore ha preso piede una campagna di cittadini afgani che fanno appello all’aiuto della comunità internazionale per cambiare le cose nel loro Paese "occupato”.