Akhundzada la Guida, Baradar nuovo primo ministro. Sfumano le promesse di un esecutivo ‘inclusivo’. Si tratta sui corridoi umanitari per evacuazioni.
Istanbul – All'indomani del definitivo ritiro degli americani, l'Afghanistan si risveglia tra talebani in festa e un futuro pieno di incertezze. Mentre le decine di migliaia di persone che non sono riuscite a fuggire con il ponte aereo internazionale si aggrappano alle trattative in Qatar per l'apertura di corridoi umanitari, i mullah organizzano una grande parata celebrativa nella roccaforte di Kandahar, sfilando a bordo di blindati sottratti agli Usa, e si preparano a formare l'esecutivo che dovrà guidare un Paese schiacciato dalla povertà e a rischio isolamento.
Un governo che "senza alcun dubbio sarà islamico, qualunque sia la combinazione", ha sottolineato in un'intervista alla tv cinese il portavoce Zabihullah Mujahid. Le consultazioni interne di queste ore sembrano spianare la strada a un'amministrazione interamente nelle mani dei sedicenti studenti coranici, almeno nelle posizioni cruciali, mentre sfumano le promesse di un governo "inclusivo", dopo che i Talebani hanno escluso la partecipazione di chiunque abbia gestito il potere con gli americani nell'ultimo ventennio.
La formula teocratica del nuovo Emirato islamico, secondo la ricostruzione del New York Times, non dovrebbe riservare sorprese al vertice: un'autorità religiosa, il mullah Haibatullah Akhundzada - a capo del movimento fondamentalista dal 2016, pur non comparendo in pubblico da anni -, che potrebbe fregiarsi di un titolo simile a quello della Guida suprema in Iran, e una guida politica "responsabile delle attività giornaliere", il mullah Abdul Ghani Baradar, co-fondatore del gruppo fondamentalista e volto già noto a livello internazionale per aver guidato i negoziati a Doha con gli Stati Uniti.
Candidati a ruoli chiave nel futuro governo sono anche i due vice di Akhundzada: Mohammad Yaqoob, figlio maggiore del defunto mullah Omar, e Sirajuddin Haqqani, rampollo della rete omonima, molto potente nell'area al confine con il Pakistan. Probabile appare anche la conferma di Ibrahim Sadr al ministero degli Interni, guidato ad interim dopo la presa di Kabul. L'annuncio sulla composizione dell'esecutivo potrebbe arrivare nelle prossime ore.
Perde quota invece l'ipotesi dell'ingresso di alcune donne, possibile elemento di cosmesi dell'immaginario politico dei barbuti. Per il vice capo dell'ufficio politico dei Talebani in Qatar, Sher Abbas Stanekzai, una presenza femminile è improbabile, anche se non esclusa, ma in ogni caso non in "ruoli apicali". Ma le donne, ha promesso, "potranno continuare a lavorare".
Intanto in Qatar, dove si stanno trasferendo alcune missioni diplomatiche occidentali, sono cominciati i negoziati per cercare di assicurare l'uscita dall'Afghanistan a stranieri e afgani rimasti a terra dopo il ritiro occidentale. Il rappresentante speciale del premier britannico Boris Johnson per la Transizione afgana, Simon Grass, è a Doha e sta incontrando alti rappresentanti talebani per trattare la creazione di corridoi umanitari.
Cruciale a questo scopo potrebbe essere il ritorno in funzione dello scalo di Kabul. Un aereo del Qatar con a bordo un team di tecnici è atterrato oggi all'aeroporto per discutere "della ripresa delle operazioni", su invito degli stessi studenti coranici. E nei prossimi giorni, i colloqui potrebbero estendersi alla Turchia, che con il presidente Recep Tayyip Erdogan sta valutando la richiesta.
Nel frattempo, sul terreno non si fermano le sacche di resistenza nella valle della Panshir. Dopo le notizie di nuovi scontri nelle scorse ore, che avrebbero provocato diverse vittime, i Talebani hanno intimato ai combattenti di deporre le armi, invitandoli in un messaggio audio su Twitter a prendere atto del fallimento dei colloqui e ad arrendersi.