Estero

Al via la campagna elettorale in Brasile, Lula tiene banco

Si comincia con un botta e riposta di ricorsi. I sondaggi danno l'ex presidente sempre in testa alle preferenze.

(Keystone)
16 agosto 2018
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Si è aperta ieri ufficialmente la campagna per le presidenziali dell'ottobre prossimo in Brasile, totalmente dominata dalla figura di Luiz Inacio Lula da Silva nelle sue prime battute, ma che potrebbe aprirsi su scenari incerti se la candidatura dell'ex presidente fosse respinta dalle autorità elettorali.

Meno di due ore dopo la chiusura della registrazione delle candidature presso il Tribunale Supremo Elettorale (Tse), infatti, la Procuratrice generale Raquel Dodge ha presentato un ricorso chiedendone la bocciatura, e oggi Dodge ha anche chiesto che siano abbreviati i tempi tecnici per una decisione dell'autorità elettorale. La Procuratrice ha giustificato la sua richiesta in base alla cosiddetta "legge della scheda pulita", che dispone che una persona condannata in seconda istanza da un tribunale collegiale non può candidarsi per una elezione, e allegando ad essa la sentenza con la quale il Tribunale Regionale di seconda istanza di Porto Alegre ha confermato la condanna di Lula a 12 anni di carcere per corruzione e riciclaggio.

I legali dell'ex presidente sono passati immediatamente al contrattacco, presentando un primo ricorso al Tse, per chiedere che possa partecipare al secondo dibattito tv fra candidati presidenti, previsto per venerdì prossimo, e un secondo presso il Superiore Tribunale di Giustizia (Stj), perché sospenda qualsiasi decisione di ineleggibilità di Lula da parte del Tse, finché la stessa alta corte non avrà preso una decisione sulla sua carcerazione.

Il Partito dei Lavoratori (Pt) ha deciso di scommettere tutto sulla strategia del "Lula fino in fondo", anche perché i sondaggi sulle intenzioni di voto continuano a porre l'ex presidente in cima alla classifica, con il 30% dei voti. Resta però da vedere quale sarebbe l'impatto elettorale di una eventuale bocciatura della sua candidatura, vista come molto probabile dagli analisti.

In questa ipotesi, riuscirebbe il suo candidato vicepresidente – Fernando Haddad, ex sindaco di San Paolo – a conservare tutti i voti annunciati per Lula? Secondo l'ultimo sondaggio della Paranà Pesquisas, la risposta è negativa. Senza Lula nel "ticket", infatti, Haddad resterebbe al quarto posto, superato non solo dall'ex militare Jair Bolsonaro (estrema destra, 23,9% dei voti), ma anche da Marina Silva (ambientalista, 13,2%) e Ciro Gomes (centrosinistra, 10,2%), e dunque escluso dall'inevitabile ballottaggio.

Non tutti, però, la pensano così. Marcos Coimbra, direttore dell'istituto demoscopico Voz Populi, sostiene che se la candidatura di Lula è annullata "i suoi voti passerebbero ad Haddad in meno di sei ore", sottolineando che il duello politico di base in queste elezioni sarà fra il Pt e chi è visto come lo sfidante del Pt, in questo caso Bolsonaro.

Ciro Gomes, da parte sua, ha offerto un'altra chiave di lettura. Commentando una intervista del presidente Michel Temer, il candidato del Partido Democratico Laburista (Pdt) ha affermato ironicamente che "oggi ho vinto la lotteria, perché Temer ha chiaramente detto che io sono l'avversario del suo governo, e che il candidato del governo è Geraldo Alckim", del Partito Social Democratico (Psdb, destra). Pro o anti Lula? Pro o anti Temer? Pro o anti Bolsonaro? La campagna per elezioni di ottobre si apre nel segno dell'incertezza e della confusione. Anche perché alcune inchieste segnalano che quasi la metà degli elettori non ha ancora deciso per chi votare.