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Aumentano i casi di emergenza sanitaria al Bassone

Il consigliere regionale Sergio Gaddi ha visitato il carcere di Como. ‘Ci sono esigenze sanitarie molto concrete’

Il Bassone
(Archivio Ti-Press)
28 ottobre 2024
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Non solo sovraffollamento, emergenza che al Bassone è certificata dal fatto che i detenuti sono 475, a fronte di una capienza di 240. Dato che pone il carcere di Como sul terzo gradino dei penitenziari italiani più affollati, alle spalle di San Vittore e Canton Mombello (Brescia). Al Bassone, però, c’è una situazione ancora più grave della quale si parla poco: l'emergenza sanitaria, legata anche al disagio psichico.

Lo segnala Sergio Gaddi, consigliere regionale comasco di Forza Italia che, nel fine settimana, ha visitato il Bassone per verificare le condizioni all’interno del penitenziario e incontrare Fabrizio Rinaldi, direttore della Casa Circondariale, e Alessandra Gaetani, dal 2021 Garante per i diritti delle persone private della libertà personale per il Comune di Como. “Se la prima emergenza è quella sanitaria – scrive in una nota Gaddi – ci sono poi esigenze sanitarie molto concrete che potrebbero essere affrontate in collaborazione con Regione e Ats. Per esempio, un piccolo numero di posti per gli esami specialistici, perché nel caso del detenuto, l’attesa eccessiva e il timore della malattia grave amplificano la sofferenza già estrema della carcerazione e possono creare altri problemi al personale di vigilanza. Oppure la possibilità che l’attesa del detenuto al pronto soccorso sia offerta negli spazi già previsti in ospedale e non con gli altri pazienti. Aspetti apparentemente marginali ma che possono dare un aiuto concreto in termini di benessere e dignità. C’è poi il problema dei pochi educatori a disposizione e la difficoltà a motivare le persone nel loro percorso di recupero”.

Gaddi ricorda che al Bassone non sono mancati suicidi e clamorose proteste come il caso del detenuto salito sul tetto lo scorso gennaio: “Nonostante l’impegno della Polizia penitenziaria e il supporto dei volontari, il carcere resta un luogo di sofferenza e di solitudine, e il rischio di recidiva per chi vi è costretto è intollerabilmente alto. Trovo necessario prestare la massima attenzione alle condizioni di lavoro in cui operano gli agenti di Polizia penitenziaria, a cui deve essere offerta un'adeguata formazione per poter far fronte alle esigenze imposte da una popolazione carceraria così importante”. L'imperativo però è quello di lavorare affinché il sistema carcerario sia più giusto e umano. Un obiettivo che, ora come ora, non sembra essere a portata di mano.

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