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Como, fuga di infermieri in Ticino? Ci si mette pure l'affitto

È sempre più difficile trovare un monolocale a meno di 800 euro, e con la paga mensile di 1500 diventa grama. Si stanno studiando, però, alcune soluzioni

Vita sempre più cara
(Ti-Press)
2 settembre 2024
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A Como è più facile trovare un ago nel pagliaio che un alloggio in affitto. Il boom delle case di vacanza (oltre 7mila nel capoluogo lariano) nel corso degli ultimi anni ha innalzato il costo degli affitti, inavvicinabili per coloro che arrivano nella fascia di confine per motivi di lavoro, incominciando dagli infermieri chiamati ad affrontare l'emergenza, sempre più acuta, dovuta alla fuga del personale sanitario in Canton Ticino.

Un'emergenza avvertita soprattutto negli ospedali di Como e di Varese, che continuano a organizzare concorsi: l'ultimo dei quali prevedeva l'assunzione di oltre 300 infermieri. Se ne sono presentati solo 90. Molti di loro hanno poi rinunciato non avendo trovato casa in affitto a un costo sostenibile: a fronte di uno stipendio di 1'500 euro mensili, si sentono chiedere pure 800 euro per un monolocale, certamente accessibile per chi lavora in una struttura sanitaria svizzera. Insomma, una situazione che appare insanabile.

La regione Lombardia sembra aver capito

A più riprese i sindacati e le associazioni di categoria hanno sollecitato un intervento da parte di Regione Lombardia che in questi giorni sembra essersi svegliata da un sonno che dura da troppi anni. Il Consiglio regionale lombardo all'unanimità ha approvato una delibera in cui è scritto che “molti lavoratori di settori strategici e vitali (sanità in primis) rinunciano al posto di lavoro per l'elevato costo dell'abitare in Lombardia”, per cui si invitano la Giunta regionale e l'assessore competente (Guido Bertolaso) a “operare nell'ambito del bilancio regionale al fine di stanziare le risorse finanziarie necessarie alla riqualificazione e ristrutturazione del patrimonio sfitto e inagibile; sostenere, implementare e finanziare un welfare adeguato rivolto a tutti i professionisti sanitari e i lavoratori attraverso un accordo tra Regione Lombardia, sindacati, banche e Aziende sanitarie, datrici di lavoro in cui si prevedono prestiti agevolati per l'acquisto della prima casa o per la ristrutturazione di alloggi di proprietà degli enti sanitari (Ats, Asst e Irccs)”.

I tempi non saranno brevi

A questo punto però ci si interroga sui tempi per tradurre in fatti concreti i buoni propositi contenuti nella delibera regionale. Tempi necessariamente non brevi. In provincia di Como, l'Azienda socio sanitaria territoriale Lariana possiede 72 beni immobili di cui però 62 risultano sfitti. In città non mancano immobili a cui porre mano per ricavare alloggi per gli infermieri. Come l'ex convitto, all'interno del parco urbano del San Martino (l'ex manicomio). Sul punto il direttore generale dell’Asst Lariana Luca Stucchi conferma l’interesse dell’azienda sanitaria, ma resta prudente. “Ne stiamo parlando – spiega – per cercare di capire quale sia la soluzione o le soluzioni migliori. Alla ripresa anche dei lavori della giunta, approfondiremo ulteriormente il tema”.

Nei prossimi mesi l’Asst Lariana deve decidere con la Regione anche del possibile allargamento del nuovo Sant’Anna, come pure del destino dell’ospedale di Menaggio. Occorre anche capire se è più conveniente immaginare degli alloggi per infermieri in via Napoleona accanto al vecchio ospedale oppure nel San Martino, dove già nel 2020 si era ipotizzato costruire locali per i bisognosi. All’epoca le cifre e i tempi per riqualificare la palazzina, utilizzata fino ai primi anni duemila, erano contenuti, ora però l’immobile si è deteriorato. In via Napoleona, all'interno del vecchio Sant'Anna, sono diversi gli stabili sfruttabili.

Prima della pandemia l’Asst Lariana aveva studiato alcune riqualificazioni, alla luce della mancata vendita dei terreni e degli edifici in alto alla collina. L’edificio vuoto più in salute è quello in alto dal lato di via Teresa Rimoldi, sistemato durante la pandemia per i casi positivi lievi, dall’anno prossimo però diventerà l’atteso ospedale di comunità per i pazienti fragili, i lavori procedono. Davanti al monoblocco con gli ambulatori restano altri cinque edifici, quasi tutti a tre piani e quasi tutti sottoutilizzati. L’ultimo verso la curva già era pensato decenni fa per ospitare sanitari, ha camere e servizi igienici dove sarebbe possibile allestire una ventina di micro appartamenti, certo serve il relativo sforzo economico.

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