La Corte di Cassazione italiana ha respinto il ricorso dei legali dell'uomo che nel 2022 uccise moglie e figlia 16enne ferendo gravemente il figlio 22enne
Uccise la moglie e la figlia nel sonno, preda di una rabbia legata a presunti problemi economici mai esistiti, e ferì gravemente il figlio maggiore, tanto da costringerlo a lungo in sedia a rotelle. Il 60enne geometra della provincia di Varese, trascorrerà il resto della sua vita in carcere.
Lo ha deciso la Corte di Cassazione che oggi ha confermato la sua condanna all'ergastolo per aver spento la vita della moglie e della figlia minore, di soli 16 anni, e per aver ferito alla testa il figlio di 22 anni, nella loro villetta di Samarate (Varese), nel maggio del 2022.
A presentare il ricorso in Cassazione erano stati i legali dell'uomo, per provare a ottenere un diverso esito processuale rispetto alla condanna a vita, comminata all'omicida sia in primo grado, dalla Corte d'Assise del tribunale di Busto Arsizio, sia in secondo grado dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dai difensori dell'uomo reo confesso, confermando in via definitiva il fine pena mai. Confermate anche tutte le pene accessorie e i risarcimenti nei confronti delle vittime della tragedia a cominciare dal figlio che, a causa delle gravissime ferite inflittegli dal padre, sta affrontando un lungo percorso fatto di interventi e riabilitazione per riuscire a riprendersi.
Quella drammatica notte l'uomo aspettò che i suoi cari fossero addormentati per agire. Con un corpo contundente uccise per prima la moglie, che riposava in camera da letto, poi si diresse in quella della figlia, colpendo anche lei nel sonno. Solo il figlio reagì, probabilmente svegliato dal rumore o dall'unico grido lanciato da sua sorella prima di cadere sotto i colpi del padre. Infine l'omicida uscì sul balcone, coperto di sangue, gridando "li ho uccisi tutti, bastardi". I vicini di casa diedero l'allarme ma solo per il giovane ci fu la disperata corsa in ospedale. Per lui, appena diplomato pilota di aereo, dopo un lungo coma e diversi interventi, è iniziata una lenta risalita per tornare a riprendere in mano la sua vita.
Ad oggi il movente della tragedia non è mai stato esplicitato dallo stesso imputato. "Per la famiglia e per il figlio si tratta di un sollievo – spiega l'avvocato Stefano Bettinelli, legale di parte civile –. L'iter giudiziario è finalmente terminato. Ed è terminato con la giusta pena per ciò che ha commesso il padre. I miei assistiti hanno sempre e solo chiesto giustizia. Quanto stabilito dalla Cassazione è il massimo che la giustizia possa restituire davanti a un fatto in realtà irrisarcibile dal punto di visto affettivo e umano".