Il prete degli ultimi era stato accusato di gestione irregolare di rifiuti non pericolosi. Ma per i giudici di Como non c’è stato illecito
Gestione illecita di rifiuti non pericolosi. È l’accusa formulata dalla Forestale nei confronti di don Giusto Della Valle, il prete dei migranti e degli ultimi che da una ventina d’anni è attivissimo sul versante dell’impegno sociale a favore dei bisognosi.
Dell’accusa si è avuta notizia solo nelle ultime ore, dopo che il giudice delle indagini preliminari di Como, accogliendo la richiesta della Procura lariana, ha archiviato la paradossale vicenda, iniziata una paio di anni fa, periodo nel quale don Giusto, insieme al Decanato di Appiano Gentile, aveva avuto in gestione un ranch di Oltrona San Mamette, sequestrato a un boss della ’ndrangheta, oggi in carcere dove sta scontando l’ergastolo quale mandante di un omicidio avvenuto nel 2008 a Cadorago.
Nel ranch c’erano da smaltire 200 slot machine e detriti di muri demoliti dagli investigatori alla ricerca di contanti (diverse centinaia di migliaia di euro, provenienti dallo spaccio di droga, erano stati trovati murati sotto una caldaia). Nel corso di un sopralluogo, la Forestale aveva trovato scarti ferrosi portati dalla gente dei Comuni della zona, dalla cui vendita si sarebbe potuto ricavare qualche spicciolo da destinare al recupero del ranch. Niente di illecito, quindi, per i giudici comaschi.