Confine

‘Tassa sulla salute’, la Regione Piemonte non ci sta

La scorsa settimana a Domodossola il presidente di Regione Cirio ha ribadito: ‘Il contributo sanitario chiesto ai lavoratori frontalieri è inopportuno’

L’assistenza sanitaria in Italia è considerata un ‘malato gravissimo’
(Keystone)
29 gennaio 2024
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Più che di ‘tassa sulla salute’ si dovrebbe parlare di ‘balzello della discordia’ che il governo Meloni ha previsto di far pagare – sta scritto nella legge di Bilancio 2024 – ai “vecchi frontalieri” per finanziare il Servizio sanitario nazionale, che sembra fare acqua da tutte le parti, tanto che l’assistenza sanitaria in Italia è considerata un ‘malato gravissimo’.

Una “tassa sulla salute” che in parte dovrebbe finanziare un bonus destinato al personale sanitario – medici e infermieri – della fascia di confine per arginare la fuga verso il Canton Ticino. Non da subito, però, ma solo dopo “un’attenta valutazione del gettito fiscale” che ora come ora nessuno sembra essere in grado di indicare, anche perché in Italia non esiste un’“anagrafe fiscale dei frontalieri”. Al coro di no si è aggiunta una voce autorevolissima. La scorsa settimana a Domodossola, a margine di un incontro con le “penne nere” dei 47 gruppi alpini ossolani, il presidente di Regione Piemonte Alberto Cirio (Forza Italia) ha ribadito: “Il contributo sanitario chiesto ai lavoratori frontalieri è inopportuno. A Roma l’ho detto già diverse volte. Se la Regione sarà chiamata a esprimersi, siamo pronti a dire che non lo applicheremo”.

Da ricordare che il disegno di legge relativo alla ‘tassa sulla salute’ delega a Regione Lombardia e a Regione Piemonte l’onere di stabilire l’entità del balzello che dovrà essere non meno di 30 e non di più di 200 euro mensili. La Regione Lombardia, per bocca dell’assessore alla partita Guido Bertolaso, ha già detto che si tratta di una tassa giusta. Insomma, la Regione Piemonte si pone in netta contrapposizione al Pirellone, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Il presidente Cirio è in scadenza di mandato. Le elezioni regionali sono previste l’8 e il 9 giugno. Forza Italia ha chiesto la ricandidatura del suo esponente, considerato che l’esito del voto a favore del centro destra appare scontato, anche se l’aritmetica della maggioranza è destinata a cambiare, con l’avanzamento di Fratelli d’Italia e il calo netto della Lega, destinata a perdere il consenso dei frontalieri che si sentono traditi da Salvini.

Nettamente contrario alla ‘tassa sulla salute’ anche Lucio Pizzi, sindaco di Domodossola, che giudica il contributo chiesto ai frontalieri “null’altro che una nuova tassa che attinge dalle tasche dei soliti noti. Questo miope balzello nostrano va a modificare unilateralmente l’equilibrio di un mercato del lavoro che non è solo italiano, bensì di quella regione dell’Europa che è l’Insubria”. Continua Pizzi: “Pertanto, con lo stesso spirito con il quale l’Associazione delle industrie ticinesi (Aiti) ha chiesto al Consiglio federale elvetico di valutare se il contributo sanitario varato sia in conflitto con le disposizioni del nuovo accordo sulla fiscalità dei frontalieri, ritengo di dover scendere a fianco dei frontalieri domesi e ossolani auspicando che questa ennesima brutta pagina scritta contro l’economia montana venga cancellata”. A breve il Consiglio comunale domese si chinerà su un ordine del giorno di censura alla ‘tassa sulla salute’, che successivamente sarà inviato a tutti i Comuni ossolani per analoga deliberazione. Conclude il sindaco di Domodossola: “A seguito sarà mia cura inviare la deliberazione a Roma, in particolare alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, considerato che al governo non si muove foglia che Fratelli d’Italia non voglia”.

La risposta del Consiglio federale, alla lettera dell‘Aiti dello scorso 11 gennaio, non si è fatta attendere. Scrivono i consiglieri federali Karin Keller-Sutter e Ignazio Cassis: “Già dall’autunno scorso i nostri rispettivi servizi seguono da vicino la tematica in questione. A seguito dell’approvazione da parte del parlamento italiano, avvenuta a fine dicembre 2024, la nuova normativa è attualmente oggetto di un’analisi approfondita da parte dei servizi competenti. Qualora dovessero riscontrarsi della criticità agli accordi internazionali applicabili sul piano bilaterale tra Svizzera e Italia, possiamo assicurare sin d’ora che sarà nostra premura fare intervenire l’Ambasciata svizzera a Roma così come i servizi competenti dell’Amministrazione federale nei confronti dei relativi ministeri italiani”.

Una presa di posizione, quella dei due consiglieri federali, valutata positivamente dal senatore democratico Alessandro Alfieri e dal sindaco Massimo Mastromarino, nonché presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera: “Il balzello è una misura che viola l’accordo italo-svizzero sulla nuova fiscalità dei frontalieri che non prevede ulteriori tasse in aggiunta a quelle previste dalla nuova convenzione. Ben venga quindi la presa di posizione del governo elvetico. Dall’interlocuzione di Berna, Roma dovrebbe fare chiarezza su una decisione per molti aspetti nebulosa”. Aggiunge il senatore varesino: “Come Partito democratico continua la nostra battaglia sia a livello regionale, che nazionale. Chi paga le tasse in Svizzera, non vedo perché dovrebbe pagarle anche in Italia. Sono convinto che dal punto di vista costituzionale ci siano le condizioni di fare ricorso. Come Pd mettiamo a disposizione avvocati”.

Sulla legittimità della norma introdotta dalla Legge di Bilancio 2024 i sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil hanno avviato una verificato di legittimità affidata ad alcuni costituzionalisti. Le organizzazioni sindacali dei frontalieri hanno chiesto al governo Meloni la convocazione urgente del tavolo interministeriale previsto dalla legge 83/23 (quella della nuova fiscalità dei frontalieri) per discutere di un “balzello vietato dall’accordo italo-svizzero” sottoscritto lo scorso anno. Nel frattempo continua la raccolta di firme per ottenere la cancellazione della ‘tassa sulla salute’. Poco meno di 11mila coloro che hanno firmato la petizione.