Confine

Al Conservatorio di Como solo tre studenti di canto italiani

I corsi sono stati salvati da 207 studenti provenienti da Cina e Corea. Resta la preoccupazione per il futuro

210 i posti a disposizione
(archivio Ti-Press)
7 dicembre 2023
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La Cina, ma anche la Corea del Sud, sono vicini. Un modo di dire che si rifà a un celebre film del 1967 diretto a Marco Bellocchio. La vicinanza è con Como, o meglio con il Conservatorio lariano: le stelle della lirica cinese e coreana hanno ‘salvato’ i corsi dell'ente d'alta formazione artistica, musicale e tutto ciò che concerne la danza, fondato nel 1982 e intitolato a Giuseppe Verdi.

Su 210 domande di ammissione ai corsi di quest’anno, solo tre sono arrivate da studenti italiani: le altre 207 sono giunte dalla Cina e dalla Corea. Molto più di un boccata d'ossigeno: senza le iscrizioni arrivate dall'estremo oriente il Conservatorio di Como non avrebbe avuto i numeri per garantire alcuna delle proprie attività. Quanto basta per comprendere l’allarme lanciato da Paola Romanò, capo dipartimento di canto: la preoccupazione non si limita al presente, ma guarda soprattutto al futuro: “Senza studenti cinesi e coreani si dovrebbero chiudere le classi di canto. Perché gli italiani non sono interessati? Fondamentalmente perché, alla fine del ciclo di studi, non hanno sbocchi lavorativi. Abbiamo avuto molti allievi bravi che, una volta finiti i corsi, non avevano la possibilità di lavorare”.

Problemi che non hanno i giovani cinesi e sudcoreani. Per loro l’Italia è il luogo ideale dove formarsi, per poi tornare in patria e sfruttare il titolo di studio. Nella maggior parte dei casi non tanto come cantanti, quanto come insegnanti. Sino a quando studenti cinesi e sudcoreani continueranno a frequentare il Conservatorio di Como (numerosi i giovani ticinesi iscritti ad altri corsi dell'ente lariano)? Nessuno è in grado di prevederlo. L'incertezza alimenta la preoccupazione sul futuro del dipartimento di canto del Giuseppe Verdi.