Confine

Arresto con sequestro di armi in tangenziale a Como

I tre uomini turchi viaggiavano su un Suv con targhe svizzere in direzione della Confederazione. L’ipotesi: ‘Stavano scortando un boss della mafia turca’

Gli oggetti sequestrati
(Questura di Como)
23 ottobre 2023
|

Gli ingredienti per una ‘spy story’ internazionale ci sono tutti, a partire dai molti interrogativi irrisolti che si affollano attorno all’arresto, nella notte tra il 5 e il 6 ottobre scorsi, in tangenziale a Como di tre uomini turchi che, a bordo di un Suv con targhe svizzere, viaggiavano in direzione della Svizzera. A bordo del mezzo, che non risulta essere rubato, gli agenti della Questura del capoluogo lariano hanno trovato due pistole – una Glock e una Sig Sauer, entrambe calibro 9, con il colpo in canna, per cui pronte per essere usate –, una cinquantina di munizioni, giubbotti antiproiettile e poco meno di cento grammi di marijuana. Abbastanza insomma per spalancare il portone del Bassone, carcere comasco, dove il terzetto si trova ancora rinchiuso, non più a disposizione della Procura di Como, bensì della Direzione distrettuale antimafia di Milano, la cui competenza è dovuta stando a quanto accertato dagli investigatori comaschi.

Elementi di cui è venuto a sapere il quotidiano comasco ‘La Provincia’ e che delineano uno scenario inquietante. Quando due settimane fa il terzetto è stato fermato a Como stava scortando un boss della mafia turca, Baris Boyoun, verso la Svizzera. Un’ipotesi questa emersa a seguito degli accertamenti svolti dagli investigatori, e non certo per qualche ammissione degli arrestati che non hanno mai aperto bocca, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

Nel frattempo, però, inquirenti e investigatori sono riusciti a dare un nome al presunto boss e soprattutto a conoscere i suoi trascorsi sia in Turchia che in Grecia. Secondo le ultime notizie il 38enne turco sarebbe riuscito a trovare rifugio in Svizzera, arrivando da Artemide, una località poco distante dall’aeroporto di Atene. Ci sarebbe inoltre stato nel settembre scorso un conflitto a fuoco armato con sei morti, tutti cittadini turchi, legati a un’organizzazione malavitosa guidata dal presunto boss mafioso. Va anche aggiunto che il 38enne turco – in compagnia di un 49enne svizzero – è stato arrestato dalla polizia lo scorso anno a Rimini su mandato di cattura internazionale emesso dalle autorità di Ankara, essendo accusato di essere autore e mandante di numerosi omicidi.

Nel provvedimento restrittivo si parla di omicidi, lesioni, associazioni a delinquere e violazione della legge sulle armi. La richiesta di estradizione del marzo scorso è stata respinta dalla Corte d’appello di Bologna. Ai giudici bolognesi il presunto boss aveva raccontato di essere un perseguitato politico curdo che aveva già chiesto protezione internazionale in Italia. La Corte d’appello di Bologna non aveva concesso l’estradizione, dato che le autorità turche non avevano fornito rassicurazioni sulle condizioni detentive a cui il 38enne sarebbe stato sottoposto. Anche gli arrestati a Como, in quanto cittadini curdi, hanno presentato nei mesi scorsi una richiesta d’asilo politico a Crotone, dove risultano essere residenti.