Confine

La Lombardia? ‘La prima regione della ’ndrangheta in Italia’

Allarme del procuratore di Milano Marcello Viola. La vicinanza col Ticino significa potenza di fuoco in fatto di disponibilità ‘senza limiti di capitali’

(Ti-Press)
4 agosto 2023
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La lotta alla mafia, e le risorse dedicate che mancano, non sono temi d'attualità solo in Svizzera. “Laddove c’è la possibilità di fare affari, le mafie si incontrano. E in Lombardia si sono incontrate. A Milano sono infatti attive tutte le organizzazioni tradizionali, con la ’ndrangheta capofila, e le nuove mafie, soprattutto quelle di etnie albanese e cinese, dedite per lo più al narcotraffico”. È quanto sostenuto dal procuratore della Repubblica del capoluogo lombardo Marcello Viola in audizione a Roma davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie e delle associazioni criminali.

Ingenti capitali dei clan occultati nei caveau di finanziarie nel cantone

All’audizione hanno partecipato anche l’aggiunto Alessandra Dolci, capo della Direzione distrettuale antimafia, e il pm Paolo Storari, titolare dei più importanti fascicoli che stanno a dimostrare che le mafie tradizionali hanno allungato i loro tentacoli sul mondo degli affari. Un fenomeno, stando al capo della Procura milanese, che trova una puntuale conferma dal “significativo numero di procedimenti iscritti per reati finanziari, dovuto anche alla vicinanza della Lombardia al Canton Ticino” dove i clan ’ndranghetisti continueranno a disporre di ingenti capitali occultati nei caveau di finanziarie. Anche in un recente studio della Banca d’Italia, realizzato con il concorso del Nucleo speciale valutario della Guardia di Finanza, sulla fine delle banconote da 500 euro (così come di quelle da 200 euro) che in Italia sono introvabili, è arrivato alla conclusione che si troverebbero soprattutto in Svizzera.

Un fenomeno di colonizzazione che ha subito una mutazione genetica

A proposito di ’ndrangheta, se un tempo associarla alla Lombardia per molti politici era estremamente difficile, dalla allarmata audizione del procuratore capo di Milano si viene a sapere che la Lombardia è la “prima regione della criminalità organizzata calabrese in Italia”. Il procuratore Viola ha parlato di “un fenomeno di colonizzazione della ’ndrangheta” che nel corso degli anni ha subito “una mutazione genetica” con le infiltrazioni nel settore economico-finanziario e nel mondo dell’impresa. E qui si torna alla vicinanza con il Canton Ticino, che significa potenza di fuoco in fatto di disponibilità “senza limiti di capitali”.

Capacità di creare reti criminali trasversali ed estese anche ad altri settori

Il procuratore capo di Milano si è soffermato anche sul fatto che nel distretto della Corte d’Appello milanese, che comprende le province di Como e di Varese, continuano a essere attive “25 ’ndrine che hanno collegamenti con quelle analoghe in Calabria”, il che conferma l’unitarietà dell’associazione mafiosa. Come dire che quella lombarda è una ’ndrangheta ad autonomia limitata. Fra le ’ndrine lombarde, il procuratore Viola ha ricordato quelle di Fino Mornasco, Mariano Comense e Cermenate, considerate fra le più attive, che – stando alla Direzione distrettuale antimafia guidata da Alessandra Dolci – confermano l’affermarsi di “sinergie sempre più pericolose e, in particolare, una convergenza di interessi in attività di riciclaggio che va considerata particolarmente allarmante in quanto capace di creare reti criminali trasversali ed estese anche ad altri settori”.

Storiche carenze di magistrati e personale amministrativo: situazione drammatica

Il capo della Procura milanese alla Commissione parlamentare ha ricordato anche le storiche carenze che riguardano i magistrati e il personale amministrativo che mettono la “Procura distrettuale di Milano, che si estende su un’area con 7 milioni di persone”, in una situazione “drammatica sotto mille profili”, in particolare “quello delle risorse per la Direzione distrettuale antimafia” che negli ultimi tre anni “ha raddoppiato le iscrizioni sul registro degli indagati contro noti e ignoti” e in questo momento può contare su un organico di “nove sostituti procuratori in grado di occuparsi di queste indagini”. L’organico dell’ufficio dell’aggiunto Alessandra Dolci ne prevede 12, per cui la carenza è pari al 25%. Percentuale che sale al 30% per il personale amministrativo.

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