Il leghista Fontana cercherà la riconferma sostenuto dal centrodestra. Contro di lui Majorino (Pd e 5 Stelle), Moratti (Azione-Iv) e Ghidorzi (sinistra)
Sono quasi 8 milioni gli elettori lombardi che domenica 12 e lunedì 13 febbraio sono chiamati al voto per l’elezione del presidente e il rinnovo del Consiglio regionale della Lombardia.
Quatto i candidati alla presidenza: il presidente uscente della Lega Attilio Fontana, supportato dal centrodestra; il parlamentare europeo Pierfrancesco Majorino, supportato dal Partito democratico e dal Movimento 5 stelle; l’ex assessora al Welfare ed ex ministra Letizia Moratti, candidata di Azione e Italia viva; e Mara Ghidorzi, sostenuta da Unione Popolare (estrema sinistra).
Alle Regionali lombarde guardano con molto interesse i palazzi romani della politica e anche il Canton Ticino, per tutta una serie di ragioni: prima fra tutte il frontalierato, una realtà che nel corso degli ultimi anni, considerato l’elevato numero di frontalieri lombardi, è diventata di estrema importanza. Basti pensare ai trasporti e alla qualità della vita soprattutto nelle zone di confine, in quanto la quasi totalità dei frontalieri utilizza il mezzo privato. Lo si è visto anche nei mesi scorsi, con il prezzo dei carburanti determinato dal mercato legato alla vendita della benzina.
Altro tema avvertito soprattutto nelle province pedemontane lombarde aggrappate alla ramina, quali sono Como e Varese, è quello della sanità in quanto la fuga di medici e infermieri verso il Canton Ticino, per via degli stipendi, continua a mettere in crisi le strutture sanitarie comasche e varesotte. Temi sui quali si sono soffermati i quattro candidati alla presidenza di Regione Lombardia. L’ultimo dei quali Attilio Fontana che nei giorni scorsi a Como ha tenuto a sottolineare "l’ottimo lavoro portato avanti con il Consiglio di Stato del Canton Ticino: un lavoro che intendo continuare".
Al voto dei lombardi guarda con motivato interesse lo stesso governo Meloni. Considerato il peso della partita lombarda nel centrodestra di governo, non è mistero per nessuno che il tema dei temi siano un asse e un gioco di sponda tra gli azzurri di Berlusconi e i leghisti di Salvini per non farsi tagliare l’erba sotto i piedi dallo strapotere di Fratelli d’Italia.
Insomma, l’esito del prossimo voto regionale in Lombardia sarebbe sbagliato derubricarlo a una questione locale, anche perché sia Forza Italia sia la Lega (germogliata nel Varesotto) sono nate in queste zone. Fratelli d’Italia che ha garantito la riconferma di Attilio Fontana ha già fatto capire chi davvero guiderà la Lombardia, che ricordiamo dal 1994 è sempre stata guidata dal centrodestra e, salvo grandi sorprese, lo sarà anche in futuro.
Previsioni che si basano sui numeri delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre, certamente utili per avere un’idea sugli ultimi consensi raccolti dai partiti a livello regionale. Quattro mesi fa la coalizione di centrodestra – composta da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati – ottenne oltre 2,5 milioni di voti in Lombardia, pari al 50,4 per cento del totale. Il centrosinistra, con quasi 1,4 milioni di voti, si è fermato al 27,1 per cento, Azione e Italia viva hanno ottenuto 513mila voti (10,2 per cento), mentre il Movimento 5 Stelle 370mila (il 7,3 per cento).
All’interno della coalizione di centrodestra, Fratelli d’Italia ha ottenuto il 27,6 per cento, la Lega il 13,9 per cento, Forza Italia il 7,9 per cento e Noi moderati l’1 per cento.
A diventare presidente di Regione Lombardia è il candidato che ha ottenuto il maggior numero di consensi. Per la composizione del Consiglio regionale è previsto un premio di maggioranza: almeno 44 seggi (sono in totale 80) se il presidente eletto ha ottenuto meno del 44% dei voti validi: se il consenso è superiore al 40% i seggi saranno almeno 48. Lunedì, come detto, si vota sino alle 15. Lo spoglio delle schede inizierà subito dopo.