Si vota il 12 e 13 febbraio. Sono centosessanta i candidati per dodici posti. Dovrebbe crescere Fratelli d’Italia e calare la Lega
Sono centosessanta gli aspiranti consiglieri che – in rappresentanza delle province pedemontane lombarde di Como e di Varese dopo le elezioni regionali del 12 e 13 febbraio – andranno a occupare 12 posti nella prossima assemblea di Regione Lombardia. Un voto che, unitamente a quello del Lazio, è molto atteso dai palazzi romani della politica nazionale, anche perché rappresenta il primo appuntamento elettorale, dopo le politiche dello scorso 25 settembre che hanno registrato l’ampio successo di Giorgia Meloni, prima donna a essere eletta presidente del Consiglio dei ministri. Le prossime elezioni regionali chiamano al voto quasi 16 milioni d’italiani, di cui 9 milioni e 950mila abitanti nella sola Lombardia. Un dato che contribuisce a far capire l’importanza per la Svizzera, ma soprattutto per il Canton Ticino, del voto nella regione trainante dell’economia italiana.
Insomma, il prossimo voto regionale va seguito con molta attenzione, soprattutto nell’ottica ticinese. I rapporti tra Lombardia e Canton Ticino nel corso degli anni si sono cementati, per cui in questi giorni che precedono il voto di febbraio è bene guardare agli aspiranti consiglieri regionali che una volta eletti andranno a comporre l’assemblea di Palazzo Lombardia. La ripartizione delle poltrone tiene conto del numero di abitanti. La suddivisione fra Varese e Como prevede quindi 7 consiglieri per il territorio varesotto e 5 per quello comasco. In provincia di Varese i candidati sono 92 suddivisi in 15 liste, sette delle quali a sostegno di Attilio Fontana (presidente uscente e candidato del centrodestra), due a sostegno di Letizia Moratti (Azione-Italia Viva), cinque a sostegno di Pierfranco Majorino (candidato del centrosinistra) e una per Mara Ghidorzi (estrema sinistra). In provincia di Como i candidati sono 72 suddivisi in 12 liste di cui cinque a sostegno di Attilio Fontana, due a sostegno di Letizia Moratti, quattro a sostegno di Pierfranco Majorino e una per Mara Ghidorzi. Dei sette consiglieri varesotti uscenti solo quattro si sono ricandidati: Samuele Astuti (Pd), Giacomo Basaglia Cosentino (Fontana presidente) Francesca Brianza (Lega) ed Emanuela Monti (Lega). I cinque consiglieri comaschi uscenti si sono invece tutti ricandidati: Raffaele Erba (Movimento 5Stelle), Angelo Orsenigo (Pd), Alessandro Fermi (presidente uscente del Consiglio regionale, che eletto nelle file di Forza Italia è passato alla Lega), Fabrizio Turba (Lega) e Gigliola Spelzini.
Non tutti i consiglieri regionali uscenti delle province pedemontane lombarde saranno rieletti, anche perché premono i candidati di Fratelli d’Italia che forti dei sondaggi prenotano quattro poltrone, equamente suddivise fra Como e Varese. A pagare il conto tutto lascia supporre che sarà la Lega, che sembra destinata a dimezzare la propria rappresentanza. A Como Pd e Movimento 5Stelle dovrebbero mantenere le loro poltrone. Stessa previsione per Varese dove è probabile la rielezione di Samuele Astuti (Pd) e di un candidato del M5S. Da quattro a due consiglieri regionali il calo previsto per i rappresentanti della Lega, mentre il partito di Giorgia Meloni potrebbe passare da zero a 3 consiglieri regionali. La maggior parte dei candidati delle province pedemontane si è detta interessata ai problemi dei frontalieri e a quelli legati alle due realtà insubriche che, seppur divise da un confine, hanno molti punti in comune. Soprattutto quelli che fra gli uscenti nel corso degli ultimi anni si sono spesi per trovare soluzioni ai problemi ancora aperti. Innanzitutto, la nuova fiscalità dei frontalieri, attualmente all’esame della Commissione unica Esteri e Difesa del Senato. Per poi passare al settore dei trasporti che con l’esplosione del frontalierato è diventato una emergenza molto avvertita, soprattutto a cavallo della frontiera.