L’opera di Sara Marioli commemora il passaggio della senatrice a vita che, una volta entrata in Ticino, tentò di sfuggire alla deportazione
"Anche io mi sono sentita clandestina, anche io sono stata respinta, e quella meravigliosa e accogliente Svizzera di cui si parla anche nel libro di Renata Broggini ("Terra d’asilo") a me l’asilo non lo ha concesso". L’eco di queste parole di Liliana Segre che, nata in una famiglia ebrea, il 10 dicembre 1943, assieme al padre Alberto e due cugini tenta la fuga in Ticino per fuggire alla deportazione, si sono sentite ieri pomeriggio in occasione dell’inaugurazione di una scultura di Sara Marioli sul territorio di Saltrio, in cima al sentiero dei Mille gradini, che sbuca tra il Monte Pravello e il Poncione di Arzo, lungo il quale una rete metallica segna ancora oggi la frontiera tra Italia e Svizzera e che, all’epoca della persecuzione degli ebrei, per moltissime persone era il confine tra la vita e la morte. Una scultura in cemento armato e pigmento in memoria del passaggio della senatrice a vita che, una volta entrata in Ticino, dopo aver pensato di "avercela fatta, un funzionario svizzero-tedesco, di cui mai ho voluto conoscere il nome, con totale assenza di umanità e sguardo colmo di disprezzo ci respinse".
La tredicenne Liliana Segre il giorno dopo il respingimento alla frontiera fu arrestata e il 30 gennaio del ’44 un treno partito dal Binario 21 della Stazione Centrale di Milano la condusse al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Alla cerimonia della scultura in cui sono raffigurate due calzature a testimoniare quel passaggio a piedi di Liliana Segre, ma anche il viaggio verso la libertà e la voglia di vivere dell’umanità, la senatrice a vita non ha potuto partecipare per motivi di sicurezza e di salute, ma un mandato con un messaggio in cui ricorda come «la scelta di unire la commemorazione della Liberazione dal nazifascismo con l’inaugurazione di un’opera d’arte, tra l’altro all’aperto, su sentieri per tanti versi fatali, è particolarmente felice. Coltivare la memoria non è infatti solo un mero esercizio mnemonico, anche se ricordare fatti e persone è sempre importante, ma per diventare coscienza comune, consapevolezza collettiva, ha bisogno di un integratore morale e culturale come solo l’arte è in grado di garantire".