Verrà svolta dai Vigili del fuoco dopo 169 giorni dal tragico schianto, da cui si salvò il piccolo Eitan
Centosessantanove giorni dopo il tragico schianto, è arrivata l’ora di rimuovere la cabina della funivia Stresa-Mottarone sulla quale, domenica 23 maggio, 14 persone sono morte e un solo passeggero, il piccolo Eitan, è sopravvissuto.
Domani mattina, lunedì 8 novembre, sulle pendici della montagna incastonata tra i laghi Maggiore e Orta, nel nord del Piemonte, arriverà un Erickson S64 dei Vigili del fuoco attrezzato per trasportare carichi eccezionali. Al velivolo saranno agganciati i rottami della cabina, protetti in uno speciale telo, per evitare che se ne possano perdere anche piccoli pezzi. Un carico da una tonnellata e mezza, compresa l’imbragatura da 200 chili realizzata nelle settimane scorse dai Vigili del fuoco per proteggere i resti metallici dalle intemperie. La cabina verrà prima depositata al campo sportivo di Gignese e da lì, caricata su un camion che la porterà nel capannone della Provincia al Tecnoparco di Verbania-Fondotoce.
In quella sede la cabina sarà a disposizione dei periti della Procura e delle difese e si aprirà una nuova fase dell’indagine, coordinata dalla Procura di Verbania. Finora è stato accertato che l’utilizzo dei cosiddetti ‘forchettoni’ ha impedito al freno di emergenza di entrare in funzione, non è ancora stata stabilita la causa della rottura del cavo. Dieci giorni fa il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso della procura di Verbania e disposto i domiciliari anche per Enrico Perocchio e Luigi Nerini, arrestati pochi giorni dopo l’incidente della funivia e poi rimessi in libertà dal gip. Un provvedimento per il quale gli avvocati difensori ricorreranno in Cassazione. Il terzo tra i principali indagati, il caposervizio Gabriele Tadini, è sempre rimasto ai domiciliari.
Nell’inchiesta gli indagati sono 14: dodici persone e due enti. In settimana, inoltre, giovedì 11 novembre, il Tribunale distrettuale di Tel Aviv discuterà il ricorso presentato dal nonno materno di Eitan, in merito alla sentenza del giudice per le questioni familiari che ha dato ragione alla zia paterna Aya Biran-Nirko, affidataria del bambino. Eitan era stato portato illegalmente in Israele dal nonno paterno che l’aveva prelevato in Italia, in provincia di Pavia.