Tra il personale raggiunto dalla notifica nell’area insubrica anche medici e infermieri impiegati in Ticino
Ci sono anche una cinquantina di sanitari frontalieri (medici e infermieri impiegati in strutture del Canton Ticino) tra coloro che, nei giorni corsi, hanno ricevuto una notifica di accertamento in quanto avrebbero assolto all’obbligo vaccinale. Il condizionale si impone, come ha precisato Giuseppe Catalano, direttore sanitario dell’Ats Insubria di Como e Varese. “Molti accertamenti (complessivamente 350, ndr) riguardano documentazioni tardive, pec non lette e vaccinazioni effettuate in Svizzera. Le sospensioni per ora sono un numero ridotto (sedici i sanitari dell’ospedale Sant’Anna, fra cui due medici, sono stati sospesi la scorsa settimana, ndr). Una percentuale importante tra il personale sanitario, poi, una volta raggiunta dall’accertamento decide di fare il vaccino”. L’obbligo del green pass che il governo Draghi intende estendere sembra, insomma, aver accelerato la corsa al vaccino.
Gli accertamenti disposti dall’Ats Insubria sarebbero, quindi, frutto della burocrazia. Come è accaduto a una dottoressa di Maslianico che, vaccinata una prima volta in Ticino (dove lavora presso una clinica di Lugano) e una seconda al Niguarda di Milano, per ottenere il green pass ha dovuto rivolgersi alle autorità cantonali, in quanto la doppia vaccinazione sia al Ministero della sanità che in Regione Lombardia e Ats Insubria non risultava. Intanto, resistono i sanitari che anche nel territorio insubrico hanno scelto di non vaccinarsi. Dall’Ats Insubria giunge la segnalazione anche di un medico che lavora in una terapia intensiva. Dalle autorità sanitarie viene mantenuto il riserbo sull’ospedale in cui opera il dottore no vax. Nei suoi confronti è pronta la sospensione dal servizio e dallo stipendio.