Avviate 1’800 sospensioni per il personale che rifiuta la vaccinazione contro il Covid–19. Solo il 2% di essi lavora nel settore ospedaliero
In Lombardia, regione che in Italia a causa del Covid 19 ha pagato in fatto di vite umane andate perse il prezzo più alto (39mila decessi, un terzo rispetto il dato nazionale), si sta stringendo il cerchio attorno ai sanitari ‘no–vax’ che hanno posto in discussione l’obbligo vaccinale contemplato dal decreto legge 44 del 1° aprile 2021. In questi giorni a Milano ci sono stati i primi due licenziamenti di medici non vaccinati. Si tratta di due dottoresse che non esercitano in ospedale.
Al momento sono 2’900 in Lombardia i sanitari che rischiano provvedimenti disciplinari. Pochi però sono medici e infermieri d’ospedale, molti invece i professionisti privati fra cui veterinari, fisioterapisti e addetti di laboratorio. Un numero destinato a crescere in quanto sotto esame c’è la posizione di almeno altri 9mila sanitari. Nel frattempo sono già 1’800 le sospensioni avviate venerdì scorso e di cui ha dato notizia la direzione regionale Welfare. Di queste 1’300 solo nel territorio delle Agenzie di tutela della salute (Ats) di Milano, Monza–Brianza e Lodi, 230 a Brescia, 122 a Pavia, 60 all’Ats Insubria (30 a Varese, un numero analogo a Como, 50 a Bergamo e Valpadana). L’accelerazione è stata decisa a seguito di un intervento del Ministero della Salute che ha sollecitato l’avvio di altre procedure, con la verifica dei requisiti e poi eventualmente di una sospensione.
In Lombardia si era partiti da 49mila sanitari (su 260 mila), non tutti tendenzialmente ‘no–vax’, di cui a inizio maggio non risultava la vaccinazione, né l'appuntamento per farla. Il 44 per cento si è immunizzato di recente. Un’accelerazione per la fissazione dell'appuntamento è inoltre avvenuta negli ultimi giorni dopo che il governo Draghi ha deciso di estendere l’obbligo del certificato verde o ‘green pass’ (oggi limitato alle residenze per anziani, alle feste di matrimonio e alle sale d'attesa dei pronto soccorso) consentendo solo a chi è immunizzato o ha un tampone negativo l’ingresso nei luoghi più affollati, soprattutto al chiuso. Il green pass servirà a partire dal 6 agosto agli over 12 in zona bianca per l’accesso a eventi sportivi, fiere, congressi, musei, parchi tematici e di divertimento, centri termali, sale bingo e casinò, teatri, cinema, concerti, concorsi pubblici, ma anche per sedersi ai tavoli al chiuso di bar e ristoranti (non sarà invece necessario per consumare al bancone e neppure all'aperto). Necessario pure in piscine, palestre, sport di squadra, centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso, come pure per viaggiare su treni, navi e areoplani. Il green pass consente anche, da subito, di entrare nei reparti ospedalieri per far visita ai familiari ricoverati.
In cosa consistono le misure contro il personale sanitario non ancora vaccinato? Cioè i provvedimenti previsti dal Decreto Covid dell'aprile scorso per medici e operatori che lavorano in strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali pubbliche e private (come le case di riposo per anziani), in farmacie, para farmacie e studi professionali? In sanzioni “progressive” che partono dalla sospensione del diritto di svolgere mansioni che implicano il rischio di diffusione del contagio da Covid, per cui, dove è possibile, si procede allo spostamento ad altra mansione. Laddove questo non è fattibile scatta la sospensione senza stipendio, per ora non oltre il 31 dicembre 2021.
Stando ai riscontri di sindacati e Ordini professionali di medici e infermieri della Lombardia, fra i 1’800 sanitari per i quali è stata avviata la sospensione solo il 2 per cento sarebbe rappresentato da medici e infermieri operanti nel settore ospedaliero e delle case di riposo dove maggiore è il rischio di generare focolai che possono coinvolgere pazienti già fragili. Una percentuale che oltre a poter diminuire sembra aver allontano la preoccupazione degli ospedali che temevano di vedersi privare di una necessaria forza lavoro. Insomma, non sembra esserci il rischio che con la sospensione di medici e infermieri ospedalieri si possa in qualche modo inceppare la funzionalità degli ospedali.
Intanto, presso i Tribunali amministrativi regionali di Milano e Brescia continua la battaglia legale di 500 camici bianchi che, per motivi ideologici, sono contrari al vaccino anti Covid. I Tar di Milano e Brescia lo scorso 14 luglio hanno incominciato a esaminare i ricorsi nei confronti delle Ats lombarde. I sanitari ricorrenti sostengono che “non si tratta di una battaglia ‘no–vax’, ma di una lotta democratica”, in quanto “l’obbligatorietà della vaccinazione per la prevenzione dal Covid 19 per determinate categorie di soggetti si fonda sulla legittimità costituzionale, sotto plurimi profili di diritto interno e diritto europeo”. Il ricorso al Tar non sembra aver frenato la determinazione del Welfare regionale di stringere il cerchio attorno ai sanitari contrari alla vaccinazione. Da più parti si sostiene che sarebbe già stato perso troppo tempo. L’adozione dei provvedimenti contenuti del decreto Covid dello scorso aprile sarebbero dovuti già stati presi nello scorso luglio.