Il primo ad essere ascoltato è Tadini. La difesa chiederà che venga messo ai domiciliari
Sono da poco iniziati nel carcere di Verbania gli interrogatori dei tre fermati mercoledì per l'incidente della funivia del Mottarone che ha causato domenica scorsa 14 morti, tra cui due bimbi, e un ferito grave, il piccolo Eitan di 5 anni ancora ricoverato.
Il primo ad essere ascoltato è il caposervizio dell'impianto Gabriele Tadini, che già martedì sera aveva reso le prime ammissioni spiegando di aver deciso lui di piazzare e mantenere i forchettoni sulle ganasce che hanno disattivato il sistema frenante d'emergenza, che non è scattato quando il cavo traente si è spezzato. E lo ha fatto, come quasi "abitualmente" nell'ultimo mese, per evitare blocchi della cabinovia dovuti alle anomalie dei freni. Così però quando la fune si è spezzata la cabina numero 3 non è rimasta agganciata al cavo portante ed è volata via. Tadini dovrebbe confermare questa versione e la difesa chiederà che venga messo almeno ai domiciliari.
Per la procuratrice Olimpia Bossi e il pubblico ministero Laura Carrara (presenti agli interrogatori), che hanno chiesto per tutti la convalida del fermo e di custodia in carcere, la scelta di Tadini, come da lui stesso chiarito, sarebbe stata avallata per motivi economici dal gestore Luigi Nerini e dal direttore d'esercizio Enrico Perocchi, che saranno interrogati subito dopo. I due potrebbero negare di aver saputo dell'uso dei forchettoni.
Poi, sarà la giudice per le indagine preliminari Donatella Banci Buonamici a dover decidere sulla convalida e sull'eventuale misura cautelare. Per la Procura ci sono tutte le esigenze cautelari: pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio.