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Uccisione di don Roberto, il presunto autore ritratta

Il 53enne tunisino, sospettato d'aver accoltellato il prete, in un primo tempo si era costituito e aveva confessato il delitto. Ora si dice estraneo ai fatti

Ucciso in piazza San Rocco
(Ti-Press)
17 settembre 2020
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Si è aggravata la posizione del 53enne tunisino che martedì mattina in piazza San Rocco a Como, con tre coltellate ha ucciso don Roberto Malgesini, 51enne, il 'sacerdote degli ultimi'. Il magistrato inquirente Massimo Astori, al termine dell'udienza di convalida nel carcere del Bassone, gli ha contestato l'aggravante della premeditazione, che prevede la condanna all'ergastolo.

Assistito dall'avvocato d'ufficio Davide Giudici l'omicida, dopo essersi costituito e confessato il delitto, stamane nel corso dell'interrogatorio di garanzia da parte del giudice delle indagini preliminari Laura De Gregorio, ha cambiato versione, negando di aver assassinato il sacerdote. «Non sono io l'autore del delitto, non c'entro nulla» ha detto davanti al giudice che gli ha contestato la prima versione fornita nel corso di un interrogatorio in Questura a Como. Non è dato sapere cosa ha risposto alla contestazione del giudice.

Un 'complotto per cacciarlo dall'Italia'

L'omicida prima di cambiare versione aveva sostenuto che si sentiva vittima di un complotto organizzato per cacciarlo dall'Italia. Martedì mattina si sarebbe dovuto presentare davanti al giudice di pace di Como per discutere il ricorso al decreto d'espulsione dall'Italia. Ad assisterlo un avvocato che gli aveva procurato don Roberto. Ossessionato dall'espulsione che gli ha fatto maturare un odio verso chiunque si è occupato di lui negli ultimi anni: il prefetto, il questore, la polizia, i carabinieri, i magistrati, gli avvocati e don Roberto. «Dovevo uccidere uno di loro e ho ucciso don Roberto come un cane».

Se non fosse stato don Roberto, sarebbe toccato ai due avvocati (sono gemelli) che da anni lo assistono. Il giorno prima del delitto aveva dato la caccia ai legali, senza trovarli. Per cui ha deciso di prendersela con il sacerdote. Un bersaglio facile in quanto sapeva che ogni mattina don Roberto usciva dalla canonica di San Rocco, per consegnare assieme ai volontari che da anni lo affiancavano, la colazione agli emarginati. «Mi sono avvicinato al don dicendogli che avevo il mal di denti, mi ha detto di tornare attorno alle dieci che mi avrebbe accompagnato da un dentista. Nel momento in cui si è girato per salire in macchina l'ho accoltellato». Un racconto che coincide con le prime risultanze investigative che il presunto omicida davanti al gip Laura De Gregorio ha sconfessato. Il giudice al termine dell'interrogatorio ha comunque firmato l'ordinanza di custodia cautelare in carcere. I prossimi interrogatori saranno condotti da Massimo Astori, l'inquirente che ha sostenuto in aula l'accusa dei coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all'ergastolo per la strage di Erba. Il sostituto procuratore lariano ha lasciato capire che intende portare l'omicida davanti ai giudici entro quest'anno.

L'avvocato dell'omicida chiederà per il 53enne tunisino una perizia psichiatrica.  Già effettuata l'autopsia (la coltellata mortale è quella al collo quella secondo l'anatomo patologo Giovanni Scola); il magistrato inquirente ha dato il nulla osta per il seppellimento. La salma di don Roberto dalla tarda mattinata è a Cosio di Valtellina, paese d'origine del sacerdote. Como in mattinata ha abbracciato per l'ultima volta il prete degli ultimi. Il feretro dopo la partenza dall'ospedale Sant'Anna, accompagnato dai fratelli Caterina, Mario e Enrico, si è fermato per alcuni minuti davanti alla chiesa di San Rocco, a due passi da luogo della tragedia. Una breve sosta, voluta dai familiari del sacerdote: tra silenzi rotti soltanto dai rintocchi delle campane, raccoglimento e preghiera delle persone in continuo pellegrinaggio, per lasciare fiori, disegni e lettere. A Cosio di Valtellina ad attendere il feretro c'erano gli anziani genitori del prete, papà Bruno e mamma Ida. E in Valtellina domani pomeriggio alle 17 saranno celebrati i funerali del sacerdote. Lo famiglia ha preferito una cerimonia sobria, riservata, com'era nel carattere di don Roberto.

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