In carcere, con le prime ammissioni, il 44enne accusato di aver truffato una malata di cancro chiede aiuto, mentre emerge un avvocato 'Bernasconi'.
Entra in ballo anche un (per ora) fantomatico ''avvocato Bernasconi'' ticinese nella brutta storia che ha per protagonista Alessandro Proto, 44enne truffatore seriale milanese, residente a Novazzano (sino a quando è stato espulso dalla Svizzera), domiciliato a Como, da tre giorni in carcere al Bassone. È accusato di truffa aggravata per aver raggirato una malata terminale di cancro facendosi inviare in varie tranche la somma di 132.952 euro, poi fatti sparire attraverso l'apertura di conti di gioco per scommesse on line (da qui anche la contestazione del reato di autoriclaggio).
In carcere, interrogato dal gip Carlo Cecchetti, il re delle truffe ha ammesso le sue responsabiità confessando di essere ''malato di ludopatia'' per cui ha chiesto di essere aiutato. Per ora però resta in carcere, in quanto sono molteplici gli aspetti della vicenda che debbono ancora essere chiariti. Alla donna, conosciuta su linkedin, aveva detto di aver bisogno di soldi per curare la malattia psichica del figlio, distrutto dalla morte della sorellina per un tumore. Tutto inventato, per fortuna: la figlia di Proto, nata nel 2007, non si chiama Anna (come ha fatto credere: lo stesso nome della donna truffata) e gode di ottima salute.
Quando la vittima ha capito di essere finita in trappola, ecco l'entrata in scena dell'avvocato ticinese "Bernasconi'', per ora sconosciuto, che la Guardia di finanza sta cercando di identificare. Dagli atti dell'inchiesta si viene a sapere che l'avvocato "Bernasconi'' avrebbe ripetutamente ''avvertito'', con telefonate sempre più esplicite la vittima dell'incallito imbroglione. Il misterioso (sino ad ora) che telefonava per conto di Proto, parlava di ''un accanimento giudiziario da parte delle autorità elvetiche'' e per convincere la donna a ritirare la querela paventava ''il concreto rischio che lei e le persone che avevano aiutato Proto a effettuare ricariche e bonifici venissero coinvolte nell'inchiesta giudiziaria, in quanto ritenute complici'' di Proto.
L'inchiesta ha fotografato pure la situazione patrimoniale del sedicente immobiliarista: 2.975 euro il reddito nel 2017 e 637 euro nel 2018 ''corrisposti dal gruppo editoriale il Saggiatore quale compenso per la pubblicazione del libro ''Io sono l'imbroglione'' scritto da Proto. L'inchiesta coordinata dal pm Pasquale Adesso, sostituto procuratore è tutt'altro che conclusa: sui conti di Proto sono arrivate tra 2017 e 2019 decine di migliaia di euro ''senza alcun apparente titolo giustificativo'' da ben 45 persone; il sospetto è che tra queste ci siano altri potenziali truffati. C'è, poi, da identificare l' ''avvocato Bernasconi''.