L’inflazione in Svizzera (indice dei prezzi al consumo +3,4% in febbraio) è inferiore alla Zona euro (+8,5%) e agli Stati Unti (+6,0%), ma supera l’obiettivo della BNS. L’inflazione di fondo (esclusi energia e alimentari freschi, +2,4%) è orientata al rialzo. L’aumento dei prezzi alla produzione (+3,0%) e all’importazione (+2,3%) è invece in calo da nove mesi. Negli ultimi quindici anni, i tassi d’interesse ultra-bassi hanno spinto in alto i prezzi degli immobili residenziali. La BNS ha accumulato enormi riserve valutarie per contenere la forza del franco. Il mercato del lavoro è oggi teso: il tasso di disoccupazione (1,9% in febbraio) è ai minimi e le posizioni vacanti sono ai massimi degli ultimi 20 anni. Stando alle previsioni, l’economia elvetica non dovrebbe contrarsi. Da metà 2022, la BNS ha alzato il suo tasso di riferimento da un livello molto basso (-0,75%) a 1,5%. La politica monetaria non è ancora restrittiva. L’inflazione è stata peraltro contenuta dal rialzo del franco. Iniziata tre anni fa, l’ondata di aumento dei prezzi al consumo rischia però di radicarsi. La soluzione del problema richiede un netto raffreddamento del mercato del lavoro, da ottenere con la politica monetaria oppure, data l’apertura dell’economia elvetica, con l’apprezzamento del franco o un calo dell’attività all’estero. L’Eurozona è tuttavia attesa crescere moderatamente e la BNS non potrà quindi contare su un peggioramento marcato della congiuntura internazionale. Dovrà aumentare ancora il tasso di riferimento e intervenire sul mercato dei cambi. Il mondo è cambiato. Superata la fase d’inflazione elevata, i tassi d’interesse non ridiscenderanno ai livelli ultra-bassi visti fino al 2022. Il tasso di riferimento della BNS potrebbe quindi salire inizialmente in direzione 3,0-3,5% e poi trovare un livello medio del 2,0-2,5% nella durata. Nei prossimi dodici mesi, il franco è inoltre destinato ad apprezzarsi moderatamente contro euro.