‘Moving Time Frames’, la rinnovata collaborazione del teatro asconese con il Pool Movement Art Film Festival Berlin. Il 15 e 16 marzo
Un anno fa era ‘Danc’in Cinematic Spaces’, quest’anno è ‘Moving Time Frames’. Dalla sperimentazione cinematografica del dialogo tra danza e architettura, argomento sul quale il Teatro San Materno lavora da anni, a un contesto differente. “Quest’anno ho scelto di dare alla rassegna un’impronta più filosofica: i film di questa edizione esplorano poeticamente il concetto del tempo attraverso l’arte del movimento”, dice Lisa Ferretti nell’annunciare la rinnovata collaborazione del teatro asconese con il Pool Movement Art Film Festival Berlin.
Altre due serate di film internazionali di videodanza dunque, selezionati dalle cocuratrici Ferretti e Sarah Möller in rappresentanza delle rispettive realtà di appartenenza. L’appuntamento è per sabato 15 marzo alle 20.30 e domenica 16 alle 17 ad Ascona.
Lisa Ferretti, due serate anche quest’anno: come è stata effettuata la selezione?
La peculiarità dell’edizione asconese del Pool Movement Art Film Festival è che ogni anno diamo un tema alla rassegna. Mentre nell’edizione berlinese del Festival, che si tiene ogni autunno, i film sono sottoposti a un’attenta e raffinata curatela, ma si concentrano più generalmente su film che creano coreografie cinematografiche indipendenti attraverso l’intreccio tra danza e strumenti cinematografici. Selezionata la tematica, io e Sarah Möller ci immergiamo nel ricco archivio di Pool e iniziamo la selezione. Quest’anno ho attinto anche da fonti esterne.
Qualche titolo?
I film sono 16, prodotti tra il 2014 e il 2025 e provenienti da Germania, Francia, Italia, Belgio, Regno Unito, Finlandia, Grecia, Hong Kong, Canada, Benin, Cile, Cuba e Stati Uniti. Ogni serata è composta da 8 cortometraggi. Una volta selezionati i film, si tratta di comporre le due serate, e lì inizia il vero lavoro artistico. È come comporre un quadro o un mosaico, pensando ad alternare ritmi, colori e suoni. I film di apertura e di chiusura sono particolarmente importanti, in quanto spesso sono quelli che lasciano un riverbero più forte e duraturo nel pubblico. Nel processo di curatela dei film e nella scelta del loro ordine si pensa alle sensazioni, emozioni e riflessioni che si vogliono trasmettere allo spettatore.
Il tempo, dicevamo, è il filo rosso di questa rassegna e viene esplorato dai diversi registi con scelte artistiche molto diverse. In alcuni film vediamo i corpi dei danzatori fondersi con i ritmi della natura, come nel film greco ‘Anasa’, dove i corpi si fondono e si dissolvono nel respiro del mare. In altri, i corpi danzanti sono preda di ritmi ossessivi e ripetitivi, finché qualcosa interrompe questo meccanismo e si rischia la libertà (come nel film francese ‘Enlightenment’). Altri film, più ipnotici e meditativi, esplorano i tempi e le meccaniche celesti (‘Mars and Venus’) e mettono in relazione il macrocosmo con il microcosmo (‘Origo’ e ‘Choreographies of Belonging’). Nella rassegna diamo voce anche a film più impegnati che esplorano problematiche del nostro presente, come ‘AERéNQUIMAS’, un film cileno che denuncia la crisi dell’ecosistema della Tierra del Fuego e i genocidi dei popoli ancestrali, e ‘Lettre à ma fille’ (girato in Benin nel 2024), una lettera a una futura figlia per prepararla a lottare contro le diseguaglianze di genere alle quali sarà esposta.
Si rafforza l’asse Ascona-Berlino: cosa vi lega al Pool Movement Art Film Festival?
Il Teatro San Materno è storicamente un luogo di incontro tra la cultura del Nord Europa e quella mediterranea. Da molti anni collaboriamo con il Teatro Libero di Palermo, con il quale abbiamo instaurato uno scambio di spettacoli di danza e teatro contemporaneo. Berlino è una delle città europee dove si concentra la maggiore sperimentazione artistica, anche se bisognerà vedere se continuerà a esserlo, dati i numerosi tagli alla cultura recentemente adottati dalla Germania. Il Pool Movement Art Film Festival nasce nel 2007 nel contesto di Dock11, una realtà che rappresenta un importante punto di riferimento per la danza contemporanea: un teatro, una scuola di danza e un luogo di residenze multidisciplinari. Ho incontrato Sarah Möller, condirettrice artistica di Pool, durante un workshop con la regista, coreografa e performer Yoshiko Chuma sull’interazione tra cinepresa, movimento e percezione. Da lì è nata la nostra collaborazione.
Come si collocano queste serate in una realtà come quella del Teatro San Materno?
Il fulcro del San Materno è il dialogo tra le arti, con un accento particolare sulla danza. Unire cinema e danza in questo luogo risulta quindi del tutto naturale. La videodanza è una forma d’arte nata negli anni ’60 e ’70, come sperimentazione che scaturisce dal dialogo tra due arti del movimento: l’arte cinematografica e quella della danza. Dieci anni fa, Tiziana Arnaboldi aveva già portato al teatro asconese proiezioni di videodanza in collaborazione con il Centre Pompidou di Parigi. Ora, con il Pool Movement Art Film Festival di Berlino abbiamo consolidato una collaborazione molto feconda e creativa.
Quali sono le aspettative per questo nuovo incontro? Cosa porterà con sé il pubblico dalla visione di queste opere?
Magari gli amanti del cinema e della fotografia si avvicineranno al mondo della danza, e gli habitué della danza scopriranno nuove sperimentazioni cinematografiche. Non posso né voglio dettare cosa il pubblico porterà con sé. Ognuno vivrà le opere a modo suo. Vedo questi film come poesie visive e mi auguro lasceranno immagini suggestive negli spettatori e magari un impulso a filosofare o perdersi in rêverie sul tempo.